mercoledì 15 ottobre 2008
Paradossi in pagina, tra comico e patetico. Sabato su "Liberazione" titolo interrogativo: «Che fine hanno fatto i "pidocchietti" delle parrocchie?». Pezzo che pare nostalgico della storia antica dei cinema parrocchiali. Sì: tutti gli italiani "over 50" certamente li hanno frequentati con frutto. Infatti il cinema in Italia è arrivato in quelle sale, e "Nuovo Cinema Paradiso" è un po' storia di tutti. E "Liberazione" che c'entra? In realtà niente, ma il pezzo parla del cinema e rievoca Peppone e don Camillo solo per prendersela ancora con Chiesa, religione e preti che «per bieche questioni di denaro» " sempre uguali! " calpestano tutto. Da Roma a Viareggio vaga il ricordo di attricette disinvolte e il cinema diventa puro pretesto per colpire i preti. Eppure sopra era scritto che alla gente reale il cinema lo hanno portato loro? Roba vecchia! Ora i preti hanno cambiato: oggi " qui è l'annuncio " «destra e clero a braccetto cercano di affossare la cultura»! Caspita! E perché? Rivelazione: «Perché non illumini il buio che avvolge dogmi oscurantisti»! Perciò i preti ora preferiscono gli affari. Unica eccezione " sono buoni, a "Liberazione" " «il Cinema Stensen di Firenze, gestito dai gesuiti (non a caso sempre malvisti dalle gerarchie vaticane)». Buoni, sì, ma trovano modo di concludere così, bacchettando «la Chiesa come esercente occulto, censorio, opportunista e pericoloso», Amen. Dunque a "Liberazione" hanno nostalgia dei "pidocchietti". Pidocchi? Pura memoria togliattiana (1951) della dura polemica con Valdo Magnani e Aldo Cucchi, comunisti eretici. Già: ma che fine hanno fatto, i comunisti?
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