Palermo, il principe pellegrino e il viaggio in Terrasanta
lunedì 28 giugno 2021

In principio c'è una leggenda, un racconto surreale con innumerevoli versioni, che lo scrittore Roberto Alajmo ha tratteggiato nel suo Repertorio dei pazzi della città di Palermo (Sellerio, 1994). È la storia di un Gattopardo piuttosto eccentrico: il nobile Ferdinando Monroy, principe di Pandolfina e conte di Ranchibile, tra i più antichi casati dell'isola, giunto in Sicilia al seguito delle corti spagnole. Siamo nella Sicilia tra le due Guerre, Don Ferdinando ha fatto un voto: vuole raggiungere a piedi la Terrasanta. Ma il nobile signore, allo stesso tempo, non vuole muoversi da Palermo. E allora che fa? Fa il conto esatto dei chilometri che lo separano da Gerusalemme e decide di coprire la stessa distanza senza mai superare i confini della sua tenuta. Seguito dal fido cameriere Felicetto (che tiene il conto dei passi) e dal suo cane, camminerà in tondo nel suo giardino per cinquecento giorni coprendo così i 3.815 chilometri di distanza.

Ora in qualche modo la storia continua: un discendente del principe di Pandolfina, Antonio Monroy, sceneggiatore e scenografo, esperto di cultura indiana, ha deciso di ripercorrere il viaggio dell'antenato in un film, mai realizzato ma su cui ha lavorato per 10 anni, tra viaggi, incontri e appunti visivi: una serie di acquerelli densi di significati simbolici, carichi di dettagli che vanno via via dissolvendosi come fossero ricordi appena sognati. Appaiono piccole figure umane sullo sfondo di vasti panorami, tra architetture di dimore aristocratiche e alberi secolari che svettano tra fitte macchie verdi, e ricadono tra le pieghe di misteriosi Mandala, per descrivere un grand tour intellettuale e spirituale tra la Sicilia e la Terrasanta. Negli acquarelli ci sono datteri, mandorli, albicocchi, gelsomini, palme. Si dice che Goethe abbia avuto l'intuizione della "Urpflanze", la pianta primigenia da cui, avrebbero avuto origine le diverse tipologie del mondo vegetale all'Orto Botanico.

Ipsala, 2018. Il manifesto della mostra 'Terrasanta' a Palermo

Ipsala, 2018. Il manifesto della mostra "Terrasanta" a Palermo - © Daniele Ratti

È proprio il Padiglione Tineo dell'Orto Botanico dell'Università di Palermo a ospitare fino al 26 settembre, la mostra Terrasanta. Viaggio immaginario di un principe pellegrino, a cura di Maria Chiara Di Trapani, costruita in collaborazione con Unipa e col il supporto di CoopCulture, dove le visioni pittoriche di Monroy dialogano con le visioni fotografiche di Daniele Ratti. Il fotografo torinese, affascinato dalla figura di don Ferdinando, decide di ripercorrere le distanze del suo viaggio surreale in un itinerario visivo della durata di 24 ore en plein air a Palermo, documenta il ritmo lento di un giorno. «All'interno del parco di Villa Trabia, antica dimora della città di Palermo, la macchina fotografica segue il "fascino dell'avventura, del non completamente comprensibile" come avrebbe detto Tomasi di Lampedusa - annota Maria Chiara Di Trapani -. Ratti si muove con discrezione tra le mura di questa antica villa al centro di Palermo, seguendo il ritmo lento di un giorno primaverile. Dall'alba al crepuscolo quando il sole lascia spazio alla luce soffusa della luna su una notte serena, fino all'arrivo dell'ora blu che annuncia un nuovo mattino luminoso e terso. Il fotografo realizza un grand tour intimista, sceglie di allontanarsi dai segni lasciati dall'uomo nello spazio, perseguire un cammino che ha per protagonista la natura».

Costantinopoli, Nazareth, il Santo Sepolcro diventano tappe immaginarie raccontate attraverso la vegetazione di maestosi Ficus Benjamina, pale di fichi d'india, lecci, acacie, agavi, un labirinto di siepi di acanto, piante tropicali e una vasta gamma di palme. L'obiettivo fa una pausa sotto un Ficus Magnolioides ad Alessandropoli, prima di proseguire per la città di Aleppo nel giardino d'inverno dai vetri in frantumi e per la Beirut ferita dall'esplosione estiva del luglio scorso. «Il ritmo lento di questo viaggio sfuma con questo scorcio di mondo contemporaneo - riprende Di Trapani -. Si riaprono gli occhi. Sogno e visione si fanno catarsi». Ed eccoci ora noi pellegrini fra le meraviglie dell'Orto Botanico sulle orme del principe.

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