giovedì 15 maggio 2003
Non sempre leggerezza è pregio. Ieri "Il Secolo XIX" scherza dalla Gran Bretagna su una "chiesa gonfiabile" in gomma, con annessi e connessi, e preannuncia "sinagoghe e moschee gonfiabili" a piacere, con commento: giusto così, perché per "molte tradizioni religiose anche l'anima è un soffio". Due colonne piene d'aria: fritta. Più pesante, forse per eccesso di fretta "Il Tempo", sempre ieri: racconta di uno sceneggiato Rai su Madre Teresa, e riferisce che per il regista, Fabrizio Costa, Madre Teresa "come tutti i mistici ad un certo punto del suo percorso perse la fede". In realtà tutti i mistici non "perdono la fede", ma "il sentimento della fede", cioè non sentono più la gioia e la certezza di credere. Ma così la fede non è persa: è più pura possibile. Teresa per Teresa: capitò a Teresa d'Avila e a Teresa di Lisieux. La leggerezza, talora, è impreparazione, e pesa. Pesa anche su "Panorama" (15/5) che Paolo Guzzanti ricordi così, con leggerezza, "la politica di Papa Giovanni aperta a sinistra", parlando di un progetto di "divina diplomazia" attorno al 1962, con "le due superpotenze", gli Usa di Kennedy e l'Urss di Krusciov, "sottomesse al Papa di Roma"(?). Leggerezza da ridere: vuoto a perdere. Ultimo "guscio: sul "Giornale"(6/5) Daniela Fedi racconta che c'è stato un convegno promosso dalla Cei sulla musica dei giovani e nel testo e nel titolo, allegra e leggera, strilla di "delegati pontifici in pista tra dj e cubiste"vestite pochissimo, ma pettinate tantissimo"" Anche certe pagine, pur scritte, paiono "vestite pochissimo".
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