martedì 18 settembre 2007
Lupus ridens. Torna la Messa in latino - mai andata via del tutto, però - e in pagina diluviano pro o contro quasi alla pari: incompetenze, comicità involontarie e ridicolo da collezione. Per il "Corsera" (15/9, p.23) a Loreto il cardinale Castrillon «ha letto l'omelia ex cathedra» (!) e il cardinale Bertone è «favorevole a cambiare la preghiera del Venerdì Santo contestata da molti esponenti ebraici». Peccato che sia già stata cambiata, però! "Repubblica", più esperta, inventa a p. 31 per le donne «un tailleur severo per la Messa» (?), e "La Stampa" mette in bocca addirittura a un cardinale, e tra virgolette, una "puntualizzazione" come tale catastrofica: «[...] alla fine della Messa, prima (sic!) della comunione, si legge ancora un passo del Vangelo, il primo capitolo di Giovanni, e la celebrazione termina con la recita di tre Ave Maria (sic!)», ma precisando: «... alla Madonna». Potevano essere a San Giuseppe? E "L'Unità"? A p. 9 evoca più volte, «calcata sulla testa» dei preti «una beretta» - che in realtà sarebbe una "pistola", in latino moderno detta "pyroballistula", Ndr -, chiama «amministranti» i chierichetti, confonde la loro «cotta» con il «camice bianco», ricicla la balla de «l'altare obbligatoriamente (sic!) rivolto ad Oriente» e alla fine inventa una «Croce che ospita l'ostia». Su "Liberazione", invece (p. 2) un grande esercizio di naso lamenta un'omelia «lunga mezz'ora», tra «ondate soffocanti di incenso», ma per fortuna «in italiano». Precisazione necessaria, perché "Il Giornale" - ritaglio perso, se serve lo ritrovo - scrive di gente felice per «l'omelia in latino»! Pagine da spararsi: con Beretta!
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