martedì 14 aprile 2020
È rimasto impresso nella mente di molti all'Aquila, a proposito dei morti sotto le macerie del terremoto, il sentir parlare di carbone. «Proprio come il carbone, che di per sé è nocivo – disse il cardinale arcivescovo Petrocchi – anche un dolore atroce come quello della perdita di un figlio, se vissuto con amore, può sprigionare un'energia e un calore potentissimi». Ed è stato così, quando la famiglia di Giuseppe, un giovane imprenditore morto un anno fa sul Gran Sasso per un malore, ha voluto pensare a chi, avendo perso il lavoro per colpa della pandemia, non potrà fare grande festa a Pasqua. Trecentocinquanta sacchetti confezionati uno a uno da loro stessi, con i viveri di prima necessità, donati alla Caritas parrocchiale di Pizzoli (Aquila).
«Siamo stati aiutati anche da Michelle (la figlia di Giuseppe, rimasta orfana a 3 anni, ndr) ed era felicissima di fare questo per il suo papà. Per noi il suo cuore continua battere in questo modo!». E gli occhi si riempiono di lacrime. Fare Pasqua non è proprio questo? Accendere, con la fede, i carboni che portiamo dentro e sprigionare amore L'Amore che vince sulla Croce e sulle nostre croci, sempre. Il virus è contagioso? L'amore lo è di più.
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