venerdì 20 ottobre 2006
Si potrebbe scrivere la storia d"Italia partendo dal biscotto. Nei giorni scorsi, ad Alessandria, è stato allestito il Salone Regionale del Biscotto piemontese e in soli due giorni 12 mila persone hanno preso d"assalto i quaranta produttori che esponevano i loro prodotti. E dietro ad ogni biscotto una storia, solitamente una storia di affetti, come il desiderio di comunicare un bene. Tanti biscotti sono nati semplicemente perché durante la panificazione settimanale, che veniva fatta nei forni turnari, avanzava la pasta del pane, poi cotta due volte in forno con un poco di zucchero. C"è un dolce semplice e commovente al mio paese, che porta il nome di «Tirà» e che nasce dalla solita pasta avanzata con l"aggiunta di uva passa. Evocano semplicità i biscotti, come le paste di meliga, come le paste di frolla da immergere dentro al latte. Credo che mai come nell"arte biscottiera, se così si può dire, si sia chiesto aiuto agli avvocati per tutelare l"originalità di un marchio. Interi paesi, poi, si identificano con un biscotto. A Genola, un paesino in provincia di Cuneo, vicino a Savigliano, le specialità sono le Quaquare, ovvero dei biscotti di pasta frolla con mandorle e scorza di limone. Bisogna però fare attenzione alla parola mandorla, perché in Piemonte, ad esempio, viene spesso confusa con l"interno del nocciolo di pesche e albiccocche. Con le armelline si fanno tantissimi dolci, ad esempio gli amaretti, nati alla corte del Re da un pasticciere di origine siciliana e poi realizzati in un paese, a Mombaruzzo (At), con gli ingredienti locali. Ma se ci si sposta nell"Alta Langa, già gli amaretti contemplano la nocciola, mentre a Caraglio (Cn), fanno una torta, chiamata "Torta amara della Vallera", proprio per la presenza delle armelline nell"impasto. Purtroppo questi prodotti, oggi patrimonio di alcune famiglie, in molti casi rischiano l"estinzione. Per questo diventa importante fissarne il valore, in ogni Comune d"Italia con una «denominazione comunale», che rimanga a memoria delle generazioni future. Con la Torta Amara della Vallera lo hanno fatto. Avanti il prossimo!
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