venerdì 5 febbraio 2021
Sul finire degli anni sessanta dello scorso secolo si diffusero tra i giovani e raramente tra i più adulti, delle credenze, delle convinzioni, delle "fiducie" che vennero complessivamente definite new age, un fenomeno che molti definirono di "controcultura spirituale". Era, da un punto di vista sociologico, l'avvisaglia di quella che Lasch ha poi chiamato età del narcisismo, ed era già un fenomeno che non riguardava soltanto gli Usa e l'Europa e la generazione del '68, ma che attrasse e convinse migliaia e migliaia di giovani, fiduciosi dell'avvento di una "nuova era". Era anche chiamata Età dell'Acquario, l'età in cui lo Spirito avrebbe vinto sulla materia, la fratellanza tra gli umani sulla discordia, l'accordo con la natura e col vivente sulla divisione e sulla violenza. Ciò che perdeva decisamente di peso o cessava di contare nelle idee di una generazione, e via via sempre di più, era l'apprezzamento della scienza, e dell'economia, e della politica. Della partecipazione attiva alla Storia. Un'ondata di spiritualismo, perlopiù facile e generico, un misto di filosofie religiose occidentali e orientali, di mistica e di teosofia, con Gioacchino da Fiore sullo sfondo, affermò, nel sogno di una riconcilia-zione, che «le anime cercano il tutto» e dette un nuovo impulso alla pratica della meditazione, individuale o per piccoli gruppi, e alla diffusione dei guru. Ognuno di noi ha un'origine divina, si diceva, e deve costruire le sue scelte sull'esperienza interiore individuale, ma legata nel tutto con quella degli altri, con quella del vivente, con quella del cosmo. Nell'attesa partecipe di un nuovo avvento. Non è facile sintetizzare quel fenomeno, che ebbe vastissima eco e che mescolava anche un meglio al mediocre e al fasullo, al peso di una moda. Resta che oggi ce ne siamo dimenticati quasi completamente, e che la Storia (e sì, la scienza e l'economia) ci rendono assai pessimisti sul futuro nostro e del pianeta, mentre a servirsi del disastro ecologico (e della pandemia), senza offrire alternative a un sistema di rapina, è proprio quel Capitale che anche di questo ha saputo servirsi, imponendoci nuove regole, attuando nuovi controlli e intontendoci non più col solo consumismo, soprattutto con le sue nuove tecnologie (come aveva ragione Agamben, mesi addietro, insultato da tutta la sinistra e dalla turba dei "professoressi" e dei professorini per la sua capacità di vedere, ragionare, mettere in guardia!). Chissà, forse si prospetteranno di nuovo, tra oggi e domani, fenomeni che potrebbero ricordare il new age di ieri. Per il quale si ha perfino, guardando all'oggi, un briciolo di tenerezza ma di cui non si deve avere nessuna nostalgia...
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