Nello smartphone c'è di tutto, ma non è per tutti
venerdì 15 settembre 2017
Cosa compriamo quando compriamo un cellulare? Comodità e sogno, status e praticità si sono così mescolate nelle nostre vite digitali al punto che quando acquistiamo uno smartphone spesso non sappiamo esattamente cosa stiamo comprando. Perché lo stiamo comprando. E perché proprio quel modello. Sentiamo che ne "abbiamo bisogno".
Non è un caso che, fino a poco tempo fa, il ciclo di vita di un cellulare fosse di tre anni, mentre ora un modello viene "pensionato" mediamente dopo 14 mesi, aumentando così anche la quantità di spazzatura tecnologica che sta inquinando il mondo.
Ogni volta che Apple presenta le sue novità tecnologiche, il pianeta dell'informazione sembra dividersi in "tecno entusiasti" e in "tecno pessimisti". Per alcuni, si tratta dell'ennesimo passo verso un mondo migliore, più comodo più connesso e persino più bello anche dal punto di vista estetico. Qualcosa di magico per cui vale la pena spendere oltre 1.300 euro per l'iPhone X. E pazienza se poi la maggior parte degli acquirenti magari non userà tutte le sue mirabolanti nuove funzioni se non in minima parte. Il solo possederlo sarà già considerata una grande gratificazione. Uno status.
Per altri, invece, Apple – insieme agli altri colossi tecnologici Alphabet (Google), Facebook, Amazon, e Microsoft – si sta mangiando il mondo. Non c'è start-up di successo che recentemente non sia stata acquistata da una di queste aziende. Per non parlare della battaglia ormai mondiale per far pagare a questi colossi tasse ed equi compensi nei Paesi dove operano.
Sono loro, "i Big Five" a possedere i nostri dati, a "spiare" tutto quello che facciamo. A studiare ogni nostra mossa, a tracciare i movimenti dei nostri mouse, a catalogare ciò che vediamo, sentiamo e leggiamo, e persino a raccogliere le nostre espressioni facciali per conoscerci così intimamente da venderci ogni cosa un attimo prima che spunti in noi la voglia di acquistarla.
Per capire quanto sia grande l'impero Apple, basti ricordare che, lo scorso maggio, nonostante un calo nella vendite, ha toccato in Borsa il suo record, venendo valutata 800 miliardi di dollari. Stiamo quindi parlando della più grande azienda digitale del mondo.
Nella percezione di tutti noi è Apple ad averci traghettato nell'era degli smartphone. Ma non è stata Apple ad inventare lo smartphone (BlackBerry e Windows Motorola avevano già modelli in grado di connettersi a internet). La bravura di Steve Jobs è che ha inventato il primo smartphone di massa. In 10 anni questo oggetto ha talmente cambiato le nostre vite che ormai l'85% delle fotografie digitali (secondo Recode) sono realizzate con un telefonino. Le videocamere non professionali sono ormai quasi un ricordo, insieme alle calcolatrici, ai calendari e alle torce elettriche. Persino tv, radio e computer sono sotto attacco. Ormai c'è tutto negli smartphone. Con loro "abbiamo il mondo in tasca". E la crescita non si ferma. Anzi: nell'ultimo anno il traffico dati sui cellulari è cresciuto del 70% in tutto il mondo e il tempo di permanenza medio per utente su uno smartphone è salito a 122 minuti al giorno. Oltre due ore.
Secondo la ricerca We are social, lo scorso gennaio nel mondo abbiamo battuto un record. Oggi ci sono più cellulari che persone: 8 miliardi e 47 milioni di contratti contro i 7 miliardi 476 milioni di esseri umani. Il 108% della popolazione.
Insomma, è chiaro che il futuro di Internet e della tv e di tanti altri servizi sarà sui cellulari, ma nel mondo esistono ancora discrepanze molto forti. Basti pensare che il 49% degli esseri umani non ha ancora accesso alla Rete, sia da cellulari sia da pc. Siamo un mondo a due velocità. Una forbice che si allarga sempre di più e che non ha cambiato solo le nostre vite tecnologiche ma anche il nostro modo di informarci, di pensare e – secondo alcuni – anche di agire.
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