Nella «Missa» di Antoine Busnois l'intima, grande spiritualità del '400
domenica 27 febbraio 2005
è sufficiente ascoltare pochi secondi della Missa "O Crux lignum" di Antoine Busnois (ca. 1430-1492) per ritrovarsi completamente immersi nel fascino ipnotico dell'arte sacra tardo-medievale: scarna ed essenziale, ma nello stesso tempo carica di una vibrante tensione drammatica. Lontana anni luce dall'illusoria vacuità e dagli imperativi estetizzanti del nostro tempo, perché portatrice di un messaggio che punta direttamente al cuore di chi le sta di fronte. Sarà forse per l'alto lignaggio del compositore fiammingo, già maestro di cappella presso la corte del Duca di Borgogna Carlo il Temerario e poi al servizio dell'Imperatore Massimiliano I, o forse per l'illuminante immedesimazione interpretativa dell'Orlando Consort (quartetto formato dal controtenore Robert Harre-Jones, dai tenori Mark Dobell e Angus Smith, dal baritono Donald Greig), ma questa recente incisione discografica (pubblicata da Harmonia Mundi e distribuita da Ducale) ha l'indiscusso pregio di recuperare proprio la dimensione più intima e raccolta del repertorio liturgico quattrocentesco. L'ensemble inglese affronta infatti "a parti reali" (un solo interprete per ogni parte) le perfette geometrie vocali della Missa "O Crux lignum", opera che deriva il proprio titolo da un'antica melodia gregoriana utilizzata da Busnois come base sopra cui elaborare un ricco ordito polifonico, assecondando la sempre più diffusa pratica coeva del cantus firmus. Attraverso una lettura riflessiva e apparentemente composta, l'Orlando Consort si dimostra sempre in grado di tradurre i repentini cambi di tempo e di registro, la fantasia tematica e l'esuberanza ritmica della partitura in un sentimento di mistero e venerazione di fronte al legno della croce sopra cui è morto il Salvatore. Il sigillo di una musica di altissima spiritualità, che si declina nel gusto per la limpidezza delle linee del canto e nel disinvolto dipanarsi del contrappunto, con quelle ampie arcate sonore che immaginiamo rincorrersi tra le navate delle imponenti cattedrali gotiche di Fiandra e di Borgogna, fino a raggiungerne gli elevati pinnacoli e le guglie acuminate. Con sensibilità e dolcezza, evitando i contrasti; per testimoniare l'amore di Cristo e il Suo estremo sacrificio per la salvezza dell'umanità.
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