giovedì 11 luglio 2013
Su Lampedusa in pagina molti sono andati a fondo al primo imbarco. Ieri per esempio (“Corsera”, p. 14) leggi: «Cicchitto critica il Papa: "Sono solo prediche"». E che altro pretendeva, lui, da una Messa del Papa? Per fortuna, stesso articolo, trovi anche chi ha capito. Questa del resto – citata dovunque – era la speranza di Francesco: «Spero che si capisca cosa ho inteso fare». Già: prima «fare», come Colui che «cominciò a fare e poi a insegnare» (At 1,1). Ma quanto a incomprensioni in pagina talora c'è anche peggio, perché si pretende di andare in profondità. Sul tema dell'enciclica, per esempio, Vito Mancuso (“Repubblica”, 6/7, pp. 1 e 25) mostra di essere subito allergico, dicendosi sorpreso per «l'effetto un po' stucchevole di vedere a firma di papa Francesco un testo integralmente ratzingeriano». Strana sorpresa, trattandosi di un'enciclica «sulla fede», vero? Così come è strano che uno come lui, teologo ritenuto da tanti raffinato ed esperto, leggendo che nella “Lumen Fidei” per «21 volte» la fede è chiamata «dono dall'alto» si ponga per assurda conseguenza questa «domanda spontanea: chi non ha la fede non ha quindi ricevuto questo dono divino? E se fosse così non si tratterebbe in questo caso di un'inspiegabile ingiustizia?». Per lui l'enciclica rivela «la paura della modernità”», ma tu pensi che un teologo che voglia essere non dico cattolico, ma anche soltanto cristiano, sa anche da sempre che la pioggia cade «dall'alto» per tutti, ma se uno apre l'ombrello, o indossa lo scafandro, resta all'asciutto pur in mezzo all'«acqua». È proprio così difficile, pur in pagina laica, non dimenticare l'abc del catechismo, nel caso sia cattolico che evangelico: dono la fede, e mistero la libertà? Senza giudicare nessuno, ma anche senza pregiudizi, per non trovare per principio «stucchevole» ciò che non vogliamo più ascoltare.
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