venerdì 11 ottobre 2019
Il suo libro più recente è un "Elogio al reddito di cittadinanza", poiché è convinto che il sussidio statale aiuti finalmente i disoccupati d'Italia a trovare un impiego: se questo provvedimento fosse stato emanato trent'anni fa, egli spiega, la sua esistenza sarebbe stata del tutto diversa e la sua angoscia di sopravvivere meno pesante e oppressiva. Poiché Domenico (detto Mimmo) Raio è oggi uno scrittore cinquantacinquenne che da Napoli venticinque anni fa, nel 1994, con la favoletta a sfondo sociale di "Cenerentolo", ha cominciato la sua lotta e la sua sfida per salvarsi, lui disoccupato, dall'omologazione e dal degrado culturale. Oggi ha all'attivo quattordici volumi pubblicati con grande forza di volontà e altrettanto dolorosi stenti e sacrifici e, nonostante il posto fisso sia per lui ancora un miraggio (vi ha dedicato un libretto nel 2012), con i suoi frequenti "pamphlet" sociali si è conquistato un piccolo spazio nell'ambiente letterario senza versare un centesimo all'ingordigia degli editori a pagamento. Così Mimmo si è conquistata anche la libertà, e, incurante di pestare i piedi a qualche potente, nell'ultimo libretto elenca virtù ma anche limiti del reddito di cittadinanza. Del traguardo dei quattordici libri, oggi Raio dice: «Sono soddisfatto».
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