sabato 10 gennaio 2015
Per lo meno strano, al mio sguardo, tutto questo fiorir di civiltà, civile, civico, in uso, bene e consumo, mentre vieppiù s'affossa il risaputo, il ragionevole, il naturale, il bello e il giusto. Sono montanaro, anzi montano, italico, cattolico romano. I miei avi erano barbari e tengo al buon uso di questo termine che ha assunto in sé ogni nefandezza umana sommando crudeltà a terrore. Se penso i barbari, penso la nostra storia, la storia delle nostre montagne, nella sua complessità, nella ricchezza e nella povertà di vita e di esperienze. Penso le pievi, i loro costruttori ed i loro santi. Una collocazione precisa nel tempo e nello spazio, non un giudizio morale inappellabile e metafisico. Tra l'altro non vedo in giro tanti figli legittimi di una classicità ininterrotta: dai fasti del Foro alla democrazia dei partiti? Dal senato romano alle assemblee parlamentari? Alla prossima strage non si insista su una barbarie generica ed onnicomprensiva per non individuarne gli autori, i responsabili e declinarli con nome e cognome, dati anagrafici ed ogni informazione atta a definirli e riconoscerli.
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