martedì 25 novembre 2008
Vedi la Tv e ci rimani un po' male. Stop. Poi leggi un giornale, ti senti provocato e ci ripensi. Domenica, in una rubrica di un Tg nazionale di massimo ascolto, vedo un uomo di Chiesa, grande cultura, grande esperienza spirituale, che in dialogo con il direttore parla del suo ultimo libro dedicato alla cultura del cibo. Bene. Ad un certo punto ecco le sue parole precise: «Se amiamo qualcuno, gli offriamo cibo e bevanda"». Poi il discorso continua, sul libro e sulla comunità in cui è nato. «Se amiamo qualcuno" cibo e bevanda"». Confesso che mi è venuta subito in mente Eluana Englaro, del cui caso sono pieni i giornali e che appassiona e divide, su «nutrizione e idratazione». «Se amiamo qualcuno"». Ho sentito che forse, a quel punto, una parola mite, ma chiara, poteva essere detta. Pazienza! Però subito dopo apro "L'Unità", dove sulla vicenda si spara forte ogni giorno e in un solo senso, e a p. 3 trovo la solita vignetta "ideologica" che batte sul solito tasto: Chiesa, Papa, preti" C'è il Papa che guardando dritto chi legge dice: «Continuate a dedicare le scuole pubbliche a Darwin.. Continuate"»! L'allusione pesante alla tragedia del crollo della scuola "Darwin". Ecco: possibile che noi siamo sempre così miti, e anche intimiditi " cosa ben diversa " al punto da non cogliere mai le occasioni di pronunciare parole chiare, non offensive, ma esplicite? Qualcuno ha detto ai suoi " anche a noi " di essere «semplici come colombe», ma anche «prudenti come serpenti» (Mt 10,16)! E qualcun altro ha detto di parlare «opportunamente e importunamente» (2 Tim 4,2). Se " occasione data " non importuniamo mai nessuno, qualcosa forse non fila.
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