venerdì 13 maggio 2011
Gliele ho già cantate, in passato, a Ringhio Gattuso, in occasione di una sua sortita dialettica da cartellino rosso, e nonostante l'impulso sia quello di dirgli brutalmente che prima o poi per entrare allo stadio dovrà esibire la tessera del tifoso, sospendo ogni ulteriore giudizio. Non mi va di fare il fustigatore di costumi verso una categoria massimamente scostumata grazie alla divinizzazione acritica ricevuta dai media. In fondo, ha ragione Leonardo, che si è inacidito ma ha anche avuto il buonsenso di far capire che ogni botte dà il vino che ha. Ma già che c'era, poteva suggerire al suo presidente di organizzare una gran festa in onore di Javier Zanetti: con il pretesto - felicissimo - delle sue Mille Partite, avrebbe costretto il pubblico del calcio, e anche molti infelici mediatori dell'infotainment, a confrontare le due versioni di un campione; ad esempio, con due pagine affiancate, un'ironica e grafica versione del "visto da destra e da sinistra"; forse ne avrebbero ricavato un piccolo significativo insegnamento anche i tifosi del famoso R.U.A.N. (Raggruppamento Ultrà Anelli al Naso). Io, Zanetti, lo conoscevo... benino, perché appena arrivato a Milano, nel 1995, per giocare nell'Inter del neopresidente Moratti, fu invitato a una trasmissione televisiva cui partecipavo: seduto accanto a lui, negli intervalli pubblicitari ci scambiammo sintetiche quanto banali battute come «da dove vieni?», «Buenos Aires», «no, volevo dire delle origini italiane», «Friuli, Sacile», «conosco, ho studiato dai salesiani a Pordenone»; e ancora domande più sue che mie, piene di curiosità: guardava il conduttore officiante, ascoltava i partecipanti più o meno litigiosi e sembrava dire «dove sono capitato?». Non lo chiese. Ma glielo dissi io: «In una gabbia di matti». Adesso, spendere qualche parole per celebrare il Millenario Javier Zanetti che dai matti - e dai buffoni, dai cialtroni, dai mezzani - è stato solo sfiorato, e senza danno, sembra facile, anche inutile; Quelli che il Calcio è arroganza, disordine, notti bianche, insulti; Quelli che i Campioni sono arroganti, menefreghisti, analfabeti, nottambuli e anche sniffanti o beoni; Quelli che i Pedatori e i Mister sono forti per quel che dicono e non per quel che fanno: ecco, tutti questi si presume facciano odiens teleradiofonica e cartacea, i virtuosi no, che noia i virtuosi. E invece non sanno - gli incompetenti amanti dei Maudits e dei Fiori del Male - che il calcio vive di personaggi deamicisiani, di Garrone, e di Franti, anche, non di cretini: i ragazzini capiscono al volo il campione, e lo imitano, e Zanetti è un imitatissimo campione non a caso di straordinaria durata, con un fisico da Tarzan, piedi d'oro e testa pensante. Se Balotelli l'avesse ascoltato, oggi non sarebbe in Inghilterra a lesinare attenzione per una buona azione (deamicisiana) da opporre alle cretinate collezionate a Manchester e dintorni. Per capirci, il migliore non è Best: è Zanetti.
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