sabato 2 settembre 2017
È È facile prevedere che la campagna per le elezioni politiche 2018 sarà dominata dalla triade immigrazione-terrorismo-insicurezza. Non è una buona notizia per la qualità della nostra democrazia, perché si tratta di una triade di equazioni non dimostrabili che fanno riferimento alla parte emotiva e irrazionale della nostra capacità cognitiva. E perché l'effetto finale nelle teste di troppi è la percezione che sia in corso una vera e propria "invasione" del territorio italiano a opera di immigrati che alimentano la criminalità e fanno crescere il rischio di attentanti nelle nostre città.
I sondaggi più recenti, infatti, indicano negli italiani i cittadini europei più impauriti dall'immigrazione clandestina. Alla radice di questa paura c'è sicuramente la crescita negli ultimi anni dei flussi migratori in entrata nel nostro Paese, che tuttavia in termini assoluti sono lontani dai livelli di altri Paesi europei. E in termini relativi sembrano esser stati fortemente ridimensionati dalla nuova strategia del Governo basata su un ventaglio di accordi di assistenza e cooperazione con autorità istituzionali di Tripoli per "controllare" le partenze dalla costa libica, cosicché dai 21mila arrivi dell'agosto 2016 si è scesi ai 3 mila circa dell'agosto 2017.
La ragione più profonda dei timori degli italiani, dunque, dev'essere cercata altrove. Ovvero nel fallimento del sistema di accoglienza, di gestione e di integrazione degli immigrati: un compito istituzionale dei Comuni, che (come dimostra, a Roma, il caso eclatante della Giunta Raggi) si sono rivelati finora impreparati e inerti rispetto alla complessità della sfida. Se siamo costretti sempre più spesso ad assistere all'occupazione di spazi abusivi o alla vita per strada di immigrati anche regolari, ciò è dovuto non solo all'inefficacia delle leggi nazionali ma soprattutto alla "cattiva amministrazione" dei Comuni. È come se fosse saltata la rete finale di protezione, quella che dovrebbe garantire – oltre alla sicurezza di tutti, italiani e stranieri – il rispetto della dignità di chi arriva e al tempo stesso della qualità della vita di chi ospita. Sono troppo poche oggi le amministrazioni comunali che si sono preoccupate di individuare e allestire gli alloggi per dare un tetto a chi chiede ospitalità nel nostro Paese, in attesa di effettuare le necessarie verifiche, e di mettere in campo percorsi di integrazione e di educazione civica per evitare pericolose forme di ghettizzazione.
Dopo fiumi di slogan e tristi ping-pong di responsabilità tra livelli di Governo, in molte città italiane a partire dalla Capitale il tempo è scaduto. Abbiamo un tremendo bisogno di soluzioni concrete e rapide. Per evitare di generare "mostri" che non vorremmo mai vedere.
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