sabato 9 maggio 2009
Meraviglia: fraterna, ma vera. "Aut Calvinus aut Ratzinger": sul "Foglio" (7/5, p. 3) Marina Valensise in dialogo con Giorgio Tourn, «grande conoscitore di Calvino», noto e stimato pastore valdese, sulle differenze tra valdesi e cattolici nel concepire il rapporto tra la fede e la salvezza, vista come «elezione». Tutto legittimo, ma sorprende davvero leggere questa descrizione: «la fede è lo stupore di essere stato chiamato. Tu come individuo nasci dalla chiamata divina. Un cattolico sarebbe disposto a dire: (Dio) mi ha individuato perché sono più bravo di un altro, mentre un protestante si considera una creatura indegna" redimibile solo per effetto della grazia divina, e non già in virtù delle sue opere"». Tutto tra virgolette! Va poi annotato che subito la Valensise, utilizzando la nota distinzione tra «fede» e «religione», enuncia una conseguenza di questa differenza di fondo: «Nasce così la libertà di valdesi e calvinisti nei confronti dell'aborto, del testamento biologico, e della stessa eutanasia, tant'è vero che il sinodo protestante ha preso ufficialmente posizione a favore di Beppino Englaro nel caso Eluana». Che dire? Quanto alla prima parte pensi al passo del fariseo, qui automaticamente «cattolico», e del pubblicano, qui automaticamente «protestante». Se un cattolico osasse sostenere qualcosa di simile scatenerebbe giustamente un coro di proteste! Quanto alla seconda, infine, pare proprio singolare che aborto ed eutanasia siano accolti in nome della fede. Malpelo sospetta che nel colloquio qualcosa non abbia funzionato " solo nelle orecchie o anche nelle teste? " e attende precisazione"
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