mercoledì 25 luglio 2012
«Questi sono in realtà i pensieri di tutti gli uomini in tutte le età e le terre, non nascono con me,/ se non sono vostri come miei non sono niente, o quasi niente». Walt Whitman, il grande poeta fondatore dell'epos americano, in ogni verso manifesta la coralità della vita. Esiste un legame profondo tra uomo e natura, una relazione ispirata da un soffio divino. In un'epoca di pensieri separati questi versi suonano come una medicina, e una scossa. Tutto ciò che ognuno di noi pensa non è solo suo, ma è una versione personale di un pensiero ereditato e condiviso. Noi siamo anche gli altri, quelli che ci hanno preceduto, quelli che convivono con noi nel mondo, quelli che verranno. Ciò vale anche nella realtà culturale e religiosa: un giapponese che per la prima volta vede la Sistina non la comprende subito e in pieno come un europeo. Ma ne resta colpito, coglie l'essenziale, l'anima. Gli incontri interreligiosi non mirano a una confusione, ma una reciproca conoscenza delle confessioni, e a un confronto, poiché nascono dalla percezione di qualcosa in comune a ogni religione, pur nelle differenze. L'uomo non deve avere paura di indebolire la propria identità psicologica e culturale, incontrando l'altro: la conoscenza rafforza l'identità liberandola delle paure generate dall'ignoranza.
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