giovedì 6 agosto 2015
Alfonso Berardinelli ("Foglio", 4 agosto, p.2) su fede e bellezza con bel malinteso. Pare sconsolato: «Roma non crede più nella bellezza, Benedetto XVI ci insegna ad ascoltarla». Cittadino romano da sempre, leggi interessato e trovi descrizione acuta e intelligente di tanti disagi: traffico tra auto incastrate e scooter che «abili, astuti, veloci, disinvolti, duttili, opportunisti svicolano da ogni parte...». Poi la triste sorte del «pedone romano» che tra «i sampietrini che sporgono, la buca, l'avvallo, il marciapiede sconnesso (e l'immondizia! ndr) deve solo pensare a non cadere. Ha sentito dire che Roma è bella, ma lui non la vede». Efficace, ma esagerato: il pedone vede che Roma è bella, e non è vero che «per i romani da venti secoli la bellezza non esiste». Un Berardinelli depresso e deprimente, che di colpo pensa di spiccare il volo come un gabbiano liberato dai lacci e si slancia evocando il recente discorso di Joseph Ratzinger sulla bellezza e sull'arte religiosa dalla Bibbia a oggi, soprattutto la musica. Bello e condiviso! Un solo rammarico: Berardinelli elogia «la natura più contemplativa che attiva, più teologica che pastorale, più concentrata sulla fede che sulla carità di Papa Ratzinger». Libera opinione, ma così pare cedimento dell'autore al vento che da due anni tira dalle parti del "Foglio": contrario al Successore. Davvero Benedetto «maestro» era più concentrato sulla fede che sulla carità? La verità è che «la carità è tutto, sulla terra» (Teresa di Lisieux) e che il giudizio finale è sulla carità, non sulla fede (Matteo, 25). Benedetto lo ha sempre affermato: due giorni prima della rinuncia (11 febbraio 2013) nel suo ultimo documento ufficiale il paragrafo finale ha questo titolo: «Priorità della fede, primato della carità». Bella musica! Quella della Parola di Dio...
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI