martedì 29 settembre 2020
Insensatezze. «La Chiesa non sia solo degli ultimi» (“Il Giornale!” 13/9, p. 12). Imperativo a firma Felice Manti. Domanda: ma quando mai qualcuno che non sia pazzo ha detto o scritto che la Chiesa è e deve essere solo degli ultimi? L'unica esclusività consentita dal Vangelo è quella di essere dei peccatori. Parola di Gesù: «Non sono venuto a chiamare giusti, ma peccatori!» (Lc. 5. 32) e in questo senso gli ultimi siamo tutti. E allora? Allora è la solita allergia a prendere atto che a segnare il Concilio e tanta vita della Chiesa degli ultimi 50 anni – non tutta, purtroppo – è stata «la scelta dei poveri». Ho tra le mani quasi per caso un libro di Paul Gauthier edito da Vallecchi nel 1968: “Vangelo di giustizia. La Chiesa dei poveri dopo il Concilio”. Leggo e mi pare che ci sarebbe già tutto, e che se non si sia realizzato ancora pienamente è colpa nostra, di uomini di fede e di Chiesa. I Concili sono dietro di noi, ma questo Concilio è ancora davanti a noi, e quel che conta sarebbe che noi gli “andiamo dietro” – akolouthéis è il discepolo nel Vangelo – su quei passi che esigono cammino in avanti. E invece, su un altro piano, trovi che si torna a ritroso, se ieri “Libero” (p. 1 e int.) grida con scandalo «Delirio di Conte: “Cambiamo questo capitalismo”»! Con l'accusa che così «Il premier imita il Papa». Papa Francesco, come tutti i suoi predecessori. E ti viene in mente che accuse di follia perché voleva “cambiare” il capitalismo furono rivolte a Paolo VI, principale protagonista del Concilio, quando poco dopo scrisse l'encliclica Populorun progressio. Sono noti gli antenati di coloro che oggi si stracciano le vesti se Francesco parla di giustizia chiamando con il suo nome di sopraffazione la logica del mercato selvaggio e del primato del denaro sulla equa distribuzione di terra, casa e lavoro. Il Papa è sempre davanti a noi...
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