mercoledì 30 ottobre 2013
Lupus personale. Lunedì leggo ("Corsera", p. 35; "Giornale", p. 23; "Tempo", p. 10; "Messaggero", p. 21, e altri) che il regista Luigi Magni ha terminato il viaggio "terreno". Sono convinto che ce n'è un altro. Ma ecco i titoli: «L'ironia disincantata del "Bolscevico" che non si arrendeva», di Nicola Piovani; «Addio al… vero mangiapreti che apprezzava la Chiesa», di Cinzia Romano; «L'eterna poesia del cantore di Roma», di Gian Luigi Rondi; «Nel mondo del Papa Re la città di ieri e di oggi», di Maurizio Scaparro. Piovani ricorda la «lucidità caustica e l'ironia disincantata» del regista che si definiva «marxista dalla nascita (quindi ben più di mezzo secolo, ndr) e apostolico romano da più di duemila anni». Una battuta? Sì, ma non solo… Ricordo un suo film bellissimo, "In nome del Papa Re", con l'avventura ecclesiastica, ideale ed esistenziale di «monsignor Colombo da Priverno», magistralmente impersonato da Nino Manfredi. Vita reale, fede religiosa, storie (non solo di fantasia) di personaggi laici ed ecclesiastici intrecciate col nodo del "potere temporale" in una vicenda immaginata nel 1867. Tre anni dopo sarebbe stata Porta Pia! Su questo mi torna nella penna una memoria personalissima. Nel 1970 ero nello studio del cardinale vicario Angelo Dell'Acqua quando ebbe da Paolo VI la notizia dell'incarico di andare a Porta Pia il 20 settembre successivo, centenario della Breccia, per celebrare una «Messa di ringraziamento» per l'evento… Ecco: Luigi Magni e Nino Manfredi. Diversi, ambedue con una sensibilità per certe cose di Chiesa cattolica – di Manfredi ricordo "Per grazia ricevuta" – capaci di vicinanze insospettabilmente profonde all'umanità divina e alla divinità umana della fede cattolica. In pace! Un grato suffragio fraterno…
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