sabato 14 marzo 2020
«Il coronavirus ha fermato l'Italia, ma non quell'esercito di "invisibili" che fanno parte del terzo settore: operatori sanitari, educatori e ausiliari che operano nei centri residenziali per persone con disabilità, nelle case di riposo per anziani, nelle tante comunità di accoglienza». Lo sostiene Franca Soglia, presidente della Cooperativa sociale Kara Bobowski di Modigliana, una cittadina romagnola di 5mila abitanti sulle colline di Faenza, che da oltre 40 anni opera con le persone in difficoltà. In una lettera alle decine di operatori, il presidente così li incoraggia: «Noi siamo parte di quella moltitudine di soldati di cui nessuno parla e che ogni giorno trasgredisce il mantra "Io resto a casa". Ma la nostra è una trasgressione densa di responsabilità, perché siamo chiamati a garantire cura e assistenza a chi una casa dove stare non ce l'ha o a chi non può permettersi il rischio di rimanere solo». Prosegue la lettera: «Nelle retrovie, non facciamo rumore, non ci facciamo notare, ma svolgiamo un compito semplice e immenso, garantire la continuità della vita nelle nostre comunità, tre fra le migliaia in Italia»: La Libellula, dove vivono 12 persone con disabilità grave; Alma, con 5 ragazze minorenni; Casa di Gaia, con 8 mamme e 12 bambini. Conclude la lettera: «Cari operatori, vi dico grazie e continuate a donare normalità e serenità».
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