giovedì 15 giugno 2017
«Libertà, ch'è sì cara...». Sì, ma non vuol dire che tutto è uguale a tutto e vale anche per le religioni e, nel caso, per la Bibbia. Se per esempio (“Corsera”, 13/6, p. 49) trovi una «regista spagnola, drammaturga e interprete dei suoi lavori, rinomata per il suo spirito anarchico e provocatore», che utilizzando il libro della Genesi (6, 6-7) rappresenta «la perdita e riconquista della bellezza» parlando di Dio stesso che «nauseato della malvagità dell'uomo decide di distruggere quel che ha creato», mentre lei dichiara solenne «faccio mia l'ira di Dio, l'odio per la violenza che ci circonda», e poi vedi in foto lei che tutta sorridente «propone una soluzione poetica del fascino che prova per il Cristianesimo», ma non teme «l'accusa di blasfemia» perché «non crede nella religione della Chiesa» e conclude solenne che «la vera religione è solitudine», hai il diritto di pensare che le sue idee sono strane. Libertà sua, e libertà tua! Capita anche altrove, ma in modo più colto, per esempio su “Repubblica” (12/6, p. 34) quando leggi che per Lucio Villari, storico di gran vaglia, «Lo “Spirito” della Pentecoste è lo stesso che unì i costruttori biblici», con riferimento esplicito alla Pentecoste cristiana festeggiata di recente anche nella liturgia, hai il diritto-dovere di non essere d'accordo. Dire che la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli e su Maria nel Cenacolo, dopo la Resurrezione, è come il recupero della Torre di Babele, e accompagnare l'idea con citazioni ripetute e diverse da testi diversi per storia e contenuti può essere fascinoso, ma resta il vuoto della realtà che la fede ci propone proprio con l'invio dall'alto dello Spirito Santo, Dio «dentro di noi», dono del Padre, Dio prima e davanti a noi, e del Figlio, Dio con noi nella storia. Libertà per tutti dunque, con rispetto e riserva di giudizio cordiale, fraterno e... libero anch'esso.
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