giovedì 9 ottobre 2003
L'imbarazzo della scelta"al contrario. Troppo facile, davvero unico: solo, in fuga da tutti, Francesco Merlo. Fuggito dal "Corsera" a "Repubblica", ma tale e quale. Ieri i giornali tutti, sul Papa a Pompei: rispetto, partecipazione, condivisione. Lui no: prima pagina di "Repubblica" e seguito ampio a p.17 (stavolta davvero sfortunata) spara una serie di giudizi da acrobata della "bastiancontrarietà". Crea subito l'atmosfera con la "città della pietrificazione" e poi, giù dalla grondaia, il diluvio: "Quel corpo vecchio ormai assente "occhi vitrei e smemorati "gioco tribale "la massa della visionarietà, della forza che si fa ferocia e impunità", come nell'assassinio di Cesare, in cui "un figlio "pugnalava con gli altri e come gli altri". Insomma: tutti quelli che erano lì "si accanivano" sul Papa e lo "torturavano": per lui né bellezza del rito, né "preghiera", né "dispiegamento dell'istituzione", né "Spirito". Solo "pretesto per la recita in diretta". Tutti attori e assassini, "tutti insieme diventati razziatori" che "hanno affondato le mani in quel corpo incurvato dagli anni". E giù, per altre 5 colonne, con pallido retromarcia verso la fine, piccolo piccolo, sull' "Uomo che soffre "uno di noi "fa tenerezza e turba", seguito però dallo sfogo ultimo: "un pover'uomo solo, con il suo morbo di Parkinson, schiacciato dalla sua Chiesa". Che dire? Che il davvero solo, schiacciato dalla sua incapacità di leggere le cose, a noi pare Merlo, contraddetto da tutti gli altri e dal suo stesso giornale, che in due intere pagine (12/13) dà la lettura opposta. Di più: si sa che Merlo vuol passare per uomo del libero pensiero e strenuo culture del dubbio. Si rilegga, ci pensi, e se ne faccia venire qualcuno"
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