mercoledì 1 novembre 2006
«Vade retro, scienza»! Strilla ieri, "L'Unità" (p. 26), perché l'arcivescovo di Genova monsignor Bagnasco, vistone il programma, ha preso le distanze dal locale "Festival della Scienza". Di questa loro hanno l'esclusiva, perciò quello rifiuta "la Scienza"! E a torto! Nero su bianco: "tra le centinaia di relatori ve ne sono alcuni, come il priore di Bose, che rappresentano al meglio il pensiero cattolico". Uno "tra centinaia"! Proporzione degna del Pcus di Stalin. Però son buoni, loro: "un pensiero cattolico" esiste! Anche i cattolici "pensano"! Qui nessun dubbio sul "priore di Bose", "il meglio", ma "l'arcivescovo" sarà proprio il peggio? Altra domanda: vero o no che il programma pare tutto orientato a senso unico, in polemica con la religione come tale? E davvero "scienza" e religione sono per natura opposte? O solo diverse? E i tanti scienziati, da Galileo - pur con il suo dramma dovuto alla cultura del tempo, condivisa da uomini di Chiesa - a Einstein, p. es., che sono stati e sono credenti? Tutti imbecilli? In realtà qui i pregiudizi sono due. Il primo: la scienza siamo noi, e solo noi! Il secondo per caso lunedì era espresso mirabilmente ("Epolis", p. 9) da Corrado Augias, intellettuale di casa a "Unità" e dintorni: "Questa Italia imbavagliata è vittima della Chiesa". Ecco il nodo: preti carnefici dell'Italia! Augias è un "dissidente", come Solgenitsin nel gulag, non può parlare, non può scrivere, non è libero, e grida aiuto" Chi avrà il coraggio di ascoltarlo, soccorrerlo e liberarlo? In nome della libera scienza, s'intende.
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