venerdì 5 settembre 2014
«L'opera di ogni uomo creativo ha una lunga preistoria e non si manifesta all'improvviso e senza motivi. In realtà, la sua creazione è preparata da eventi interiori, e talvolta anche esterni, che affondano le loro radici in un passato molto lontano». Parole fondamentali sulla creatività queste di Aniela Jaffé, grande psicologa junghiana, per la precisione con cui individuano il processo da cui nascono le opere d'arte, misterioso, oscuro nel suo svolgimento quanto evidente, nei suoi esiti. Prova assoluta della complessità dell'animo umano. E utili a vanificare un luogo comune, secondo cui l'uomo che crea lo farebbe di getto e inconsapevolmente. Madornale ingenuità. Michelangelo non nasce sapendo scolpire e polire il marmo. Dante, appena nato, non mormorò alla mamma: «L'Amor che move il sole e l'altre stelle».Certo, la creazione umana è immediata e naturale, ma nello stesso tempo nasce da un dono che richiede una lunga elaborazione. Ogni opera creata ha un passato. E qui l'intuizione folgorante della Jaffé: non si tratta solo di un passato individuale, elaborato dall'artista. Ma anche di un passato molto lontano, esterno, perso nel buio dei tempi. A cui l'uomo creatore attinge, entrando in un altro tempo remoto, così come entra nelle voci di altri umani. Fuori di sé, nel cuore del mondo.
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