giovedì 17 febbraio 2022
Jeremy Rifkin, nel suo libro famoso Il secolo biotech ha affermato che il quello attuale sarà il secolo della biologia e dell'ingegneria genetica. E quindi andranno considerate tutte le ripercussioni – sull'ambiente e sull'uomo – delle nuove biotecnologie. L'importanza di una adeguata e urgente riflessione etica, con approccio interdisciplinare, coinvolgendo aspetti culturali e giuridici, e la necessità di regolamentazione giuridica sono subito evidenti.
Vanno precisati alcuni termini per poter comprendere e approfondire le sfide esistenti. Parliamo di ingegneria genetica quando ci riferiamo a quel complesso di tecniche che consentono di intervenire sul patrimonio genetico di un organismo vivente (piante, animali, uomo) con l'introduzione o la sostituzione di geni (dalle tecniche più semplici a quelle più avanzate ed efficaci come il Crispr-Cas9). Questo permette, tra l'altro, di ottenere organismi geneticamente modificati (Ogm) e di operare processi di transgenesi, cioè di introdurre geni estranei nel genoma di un essere vivente, anche da altra specie.
La riflessione etica dovrebbe svilupparsi secondo alcuni ambiti: 1. Le biotecnologie in se stesse, ossia il loro significato e impatto sulle diverse forme viventi, sulla biodiversità, sull'ambiente, sull'uomo; quindi la domanda sulla "legittimazione" dell'uomo per modificare la natura fino alla sua più interna struttura. 2. I risvolti economico-commerciali, per cui si valutano le ricadute economiche, la questione della brevettabilità, i rischi di monopolio, le conseguenze per i Paesi in via di sviluppo. 3. L'impatto sull'integrità e la salute dell'uomo, a breve e a lungo termine, con interventi diretti sull'essere umano, o indirettamente, attraverso l'alimentazione con cibo "transgenico" e i cambiamenti degli ecosistemi. 4. L'impatto culturale, considerando l'influsso sul modo di intendere il rapporto uomo-ambiente, sulle abitudini alimentari, sulle difficoltà di intendere rischi e benefici e la necessaria prudenza nei diversi ambiti.
Papa Francesco ricorda che «non è possibile frenare la creatività umana... neppure si possono ostacolare coloro che possiedono doni speciali per lo sviluppo scientifico e tecnologico, le cui capacità sono state donate da Dio per il servizio degli altri. Nello stesso tempo, non si può fare a meno di riconsiderare gli obiettivi, gli effetti, il contesto e i limiti etici di tale attività umana che è una forma di potere con grandi rischi» (Laudato sì', n. 131).
Cancelliere
Pontificia Accademia per la Vita
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