venerdì 2 agosto 2002
Il Signore Dio è simile a un re che aveva delle coppe vuote. Il re disse: «Se vi verso acqua calda, si rompono; se fredda, s"incrinano». Che cosa fece allora il re? Miscelò acqua calda e fredda, la versò in esse, e così esse resistettero. Così fece il Signore quando disse: «Se creo il mondo a misura della sola misericordia, i peccatori si moltiplicheranno; se lo creo a misura della sola giustizia, come potrà sussistere il mondo? Lo creerò, dunque, a misura del giudizio e della misericordia e così potrà sussistere».Questa deliziosa parabola rabbinica, tratta dalla Bereshit Rabbà, un commento classico giudaico alla Genesi, ben esprime l"equilibrio arduo ma necessario tra giustizia e amore, tra condanna e salvezza. Esso è visto come la sorgente della sussistenza del mondo ed è alla base dell"azione del Signore che è un Dio morale, non indifferente di fronte al peccato, ma anche buono, pronto a perdonare e  a concedere un"altra opportunità alla sua creatura.Conservare questo equilibrio dovrebbe essere anche il nostro impegno quotidiano. Ma c"è - soprattutto nel messaggio cristiano - la spinta a far sì che la misericordia sia l"ultima parola, naturalmente purché si intraveda anche un solo bagliore di buona volontà, di conversione, di resipiscenza. In questa luce la punizione non dovrebbe mai essere fine a se stessa, come spesso accade nel sistema carcerario, ma far sbocciare quel fremito di bene che sempre si nasconde in ogni coscienza, anche in quella più arida e colpevole. E lo scrittore inglese Laurence Sterne (1713-1768) aggiungeva: «Solo i coraggiosi sanno perdonare. Un vigliacco non perdona mai, non è nella sua natura».
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