Le atmosfere di Papa Francesco e i doveri degli utenti digitali
domenica 7 maggio 2017
Il video è stato ritirato dalla pagina Facebook del suo autore, dove ieri, quando avevo fatto in tempo a dargli un'occhiata, aveva raggiunto 16.000 visualizzazioni. Né si può più raggiungere da molti dei siti che lo avevano rilanciato (Aleteia, Donboscoland, Avvenire, Faro di Roma). Ma su YouTube è riapparso ( tinyurl.com/kl9f4qx ), e da lì lo ha nuovamente rilanciato il sito di Famiglia Cristiana. Sto parlando del fatto che il 2 maggio scorso un incontro privato, a Casa Santa Marta, tra papa Francesco e un gruppo di novizi e prenovizi salesiani è stato ripreso da uno dei presenti con uno smartphone e trasmesso in Rete in diretta, consentendo così ai vaticanisti di raccontarlo. “Faro di Roma” ( tinyurl.com/mshs43p ) esclude che il Papa ne fosse consapevole. Salvo un minuto nel quale, alzandosi in piedi, rivolge un videomessaggio ai salesiani e ai cristiani di Siria, tuttora linkato all'interno della nota con la quale l'agenzia dei salesiani “Ans” ( tinyurl.com/kmotglr ) ha dato conto dell'incontro il giorno dopo.
Del “caso” voglio sottolineare due lezioni, non nuove ma da questa storia chiaramente ribadite. La prima è che il video non ha svelato un Francesco diverso da quello che già conosciamo. Egli si fa prossimo, che parli in privato a trenta persone o che parli da uno stadio in mondovisione. E chi lo ascolta lo percepisce: lo attesta l'atmosfera autenticamente informale che il video riporta, con i presenti che sottolineano fragorosamente i passaggi più significativi del suo discorso.
La seconda è che, con l'avvento della rivoluzione digitale e in particolare dei social network, chiunque abbia uno smartphone in mano porta una responsabilità che un tempo pesava sulle sole spalle dei “giornali” e dei “giornalisti”. Può riprendere e trasmettere in diretta dandogli rango di “notizia” disponibile – gli esempi sono ormai innumerevoli – un figlio che ride, un goal, un terremoto, un pestaggio e persino un Papa nel quasi-privato. Anche se ha un attimo di tempo per decidere, ognuno deve domandarsi, prima di farlo, se diffondere quelle immagini è giusto o sbagliato. Ci vorrà del tempo, ma bisogna che ci arriviamo. Il problema è sempre alla fonte.
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