martedì 18 aprile 2023
Sempre più spesso i minori sbucano in cronaca come certi incubi in una notte già agitata di suo. Quando in pochi giorni lo stesso argomento compare più volte sulla stessa testata, non è una coincidenza ma l’indizio di una campagna. È il caso della “Stampa”. Il 5/4 – titolo: «L’Italia dei piccoli schiavi» – Francesca Del Vecchio riferisce del rapporto di Save The Children, secondo il quale «336mila minori sacrificano la scuola per lavorare». Scrive Del Vecchio: «Camerieri, operai e manovali: in Italia quasi 1 minore su 15 lavora o ha lavorato per brevi periodi e per questo abbandona la scuola». Domenica scorsa (16/4) tocca a Giacomo Galeazzi – titolo: «Baby schiavi» – riferire del rapporto Unicef, che conferma la cifra di 336mila bambini e ragazzi tra i 7 e i 15 anni e intervista Nicola Pelusi del Gruppo Abele: «La crisi post-pandemia ha aggravato la connessione fra dispersione scolastica e sfruttamento minorile». E tra quelli che hanno la fortuna di studiare, alcuni si perdono in “ragazzate” che tali non sono, ma farglielo capire è arduo. Sempre domenica (16/4), due pagine prima, Edoardo Izzo da Roma racconta dei due quattordicenni che hanno avuto la pessima idea di giocherellare con un’applicazione (di cui preferiamo omettere il nome) in grado di denudare le persone vestite. Titolo: «Spogliano le compagne con la app, nei guai due studenti di 14 anni». Per fortuna la naturale vergogna non ha frenato le vittime: «Bene hanno fatto le quattro 13enni che dopo essersi confidate con i genitori hanno deciso di denunciare l’accaduto dando il via all’indagine». Smart e social rischiano di creare pericolosi cortocircuiti nelle menti più fragili. Come è accaduto (15/5) a un sedicenne di Savona: «Rimproverato per un video sui social cerca di uccidere la mamma a coltellate». Ed è ancora Francesca Del Vecchio (17/4) – titolo: «Prigionieri dell’alcol» – a riferire del dossier Istat 2020-2021. Sono 8,7 milioni gli italiani che hanno problemi con l’alcol, con il 46,7% di giovani tra gli 11 e i 24 anni che nel 2020 ha consumato almeno una bevanda alcolica. Peggio: nel 2021 il 18,4 dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha praticato il binge drinking, che consiste nell’ingurgitare 5-6 drink a brevissima distanza di tempo. Ed educarli è dura, se in casa vedono i genitori che tracannano senza senso della misura. © riproduzione riservata
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