venerdì 8 giugno 2012
«Il prezzo della furbizia»: mi colpisce il grosso titolo ieri su "Repubblica" (p. 43), e subito torno indietro di 9 pagine, alla 34, con la Posta di Augias. Lui come gli capita spesso mette in mostra i pensieri della signora Veronica Tussi che quasi sempre ce l'ha con la religione, ma stavolta inizia generosa ricordando che «è giusto – visto che lo Stato è un po' bambino – che il Papa gli ricordi… la famiglia e il diritto alla vita», ma poi si chiede: «Non c'è speranza che un giorno (il Papa) dica che lo Stato deve impedire che i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri?». Fin qui la signora, che evidentemente – nonostante fior di discorsi, anche recenti, ed encicliche varie – non ascolta e non legge il Papa… Augias però non solo la pubblica, ma ne condivide la sprovvedutezza e di suo aggiunge – furbastro – che il Papa certe cose su famiglia e vita le direbbe solo da noi, e «preme sulla cattolicissima Italia perché sa, questo lo sa – (ovvio qui il senso: il Papa poverino non sa tante altre cose che Augias e Tussi sanno benissimo, ndr) – che è uno dei pochi paesi rimasti dove i suoi moniti vengono accolti… Non potrebbe certo dire le stesse cose in Francia, tantomeno nella sua Germania»! Leggi e rimani sbalordito. Ma Augias sa cosa ha detto il Papa in Germania e in Francia anche solo nei suoi due recenti viaggi? Evidentemente no, quindi è "ignorante" in senso stretto, e lo vuole restare. «Si informi!», gli intimerebbe Totò! Se invece lo sa, allora si dimostra falso, e fa il furbo. Ecco il ritorno a quel titolo di p. 43: «Il prezzo della furbizia». Nel caso davvero alto, da ridurre in "miseria" anche un Rockefeller delle pagine d'oro. Spiace per lui.
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