giovedì 21 agosto 2008
"Laici forti e laici deboli": "Repubblica", titolo martedì per Elisabetta Ambrosi su un libro di Giovanni Fornero, «allievo di Abbagnano». Ventaglio di opinioni e lamento perché da noi tutto pare bloccato dallo scontro «laici/cattolici», che però è tra "cattolici-laici" e "laici-devoti" da una parte, e "laicisti" ostili alla religione come tale dall'altra, quindi insanabile. Il libro liquida però il folklore di questi ultimi " alla Flores e Onfray, per esempio " e chiede un'idea di laicità forte perché il dibattito vada avanti. È infatti ovvio che i principi che ispirano la visione religiosa e quella non religiosa sono del tutto inconciliabili, ma proprio «il riconoscimento non esorcizzato della reciproca fisiologica e inconciliabile diversità» può essere base per superare il blocco. Fino qui, se ho ben inteso, il libro di Fornero. Ma la vita va avanti, e allora " lo scrivo per l'ennesima volta " è vitale la chiara distinzione tra morale, i cui principi nell'epoca del pluralismo etico sono appunto diversi e inconciliabili, e diritto, che come "legge" deve essere uguale per tutti, e va elaborato nel gioco democratico, in Parlamento o coi referendum. Dall'inconciliabilità dei principi delle diverse "etiche" scaturisce il libero confronto democratico che cerca una legge per tutti. Le diverse morali restano inconciliabili, ma alla concreta formazione delle leggi partecipano i cittadini eletti " o tutti, nei referendum " cattolici, di altre religioni, atei laicisti o atei devoti, che ascoltano tutte le libere voci e poi decidono secondo la loro coscienza. È democrazia! Non capirlo è davvero grave.
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