mercoledì 25 maggio 2011
Ancora sul tracollo di Zapatero, da noi mitico simbolo del vero "laico" di cui difetta l'Italia. Ieri "Il Fatto" (p. 12: «Zap-Zombie. La Spagna volta pagina») scrive che per "El País", vertice di "intelligenza" laica di casa, è «un morto vivente». Ebbene: in questi giorni non mi pare di aver letto qualcuno che, anche solo come ipotesi, abbia scritto che forse il laicismo sbandierato, l'avversione a tutto ciò che sa di Chiesa e cristianesimo non solo non rende, anche in Spagna, persino in Spagna, ma danneggia come un suicidio. Da noi l'"intelligenza" oscilla tra chi attribuisce alla Chiesa la causa di ogni male, di ogni ritardo, di ogni negazione ingiusta di quelli che vengono chiamati "diritti" e chi " talora sulle stesse pagine " dichiara che ormai la Chiesa alle prese con le sue crisi è irrilevante nella vita del Paese, non attira nessuno e si aggrappa solo ai privilegi di potere e denaro contrattati con chi di volta in volta conta. Misconoscenza e stortura tra i vertici "laici", e così Zagrebelsky se il direttore di "Repubblica" gli dice che i cattolici restano liberi di ascoltare o no la voce dei vescovi, dichiara solenne «non posso crederlo», e ieri ("Unità", p. 21) un intellettuale avvertito come Luigi Cancrini ricorda ai suoi lettori la «straordinaria lezione di stile di Gesù" sicuramente il più bello e il più importante dei suoi insegnamenti» che per lui suona così: «Perdona il peccato, non il peccatore»! La realtà è esattamente opposta, e proprio questo spiegherebbe a tutti i Cancrini in giro come mai su tanti punti, forse tutti, trovano l'opposizione di Chiesa e cattolici: anche adulti"
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