mercoledì 18 luglio 2018
Ad Atene Paolo è partito dalla presentazione del Dio creatore di tutte le cose per arrivare a proclamare ai pagani la buona notizia della risurrezione di Gesù. Dunque il creato in sé, pur con le sue tracce evidenti di colui che lo ha prodotto, non basta per approdare alla pienezza del mistero. La prova più evidente di questa asserzione si trova nel racconto della visita dei Magi (Mt 2,1-12). Quei pagani aspiranti adoratori del Re Messia vengono dall'oriente, la terra primizia del sorgere degli astri, ed è proprio grazie a una stella che il loro cammino ha inizio. Hanno saputo leggere il libro del creato e sono partiti. Arrivati però a Gerusalemme si rendono conto che la meta non è raggiungibile al solo seguito della stella. Si trovano nella necessità di porre la domanda sul “dove” verso il quale sono diretti. La risposta, che costituisce anche il cuore del racconto, viene dal profeta Michea (5,1-3): luogo della nascita del Messia è Betlemme. La meta non sarebbe stata raggiunta senza lo complementarietà tra creato e Scrittura. Il raggiungimento del Re Messia, per mezzo del quale il mondo è stato fatto, non può percorrere un cammino esclusivamente naturale. Il creato si presenta come la vigilia della Parola, un'introduzione a essa, la prima tappa del percorso, un invito senza il quale non si giunge alla grandissima gioia dell'incontro personale con l'Atteso e con la Pienezza.
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