mercoledì 14 agosto 2019
Oggi rileggeremo le Lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke perché voglio controllare la letteralità di una pur breve citazione che faccio spesso: quando ci si affida alla memoria, c'è sempre il rischio dell'approssimazione. Le dieci "Lettere", scritte da Rilke tra il 1903 e il 1908, furono pubblicate postume, nel 1929 (il poeta era morto nel 1926, a cinquantun anni). Ho sottomano l'edizione Adelphi nella traduzione classica di Leone Traverso (1958), continuamente ristampata insieme alle Lettere a una giovane signora, e a Su Dio (pp. 148, euro 11). Il giovane interlocutore, «il caro signor Kappus», aveva chiesto a Rilke consigli sulla sua eventuale carriera di scrittore, infastidito perché le sue poesie venivano respinte dai giornali. Rilke lo esortò a guardare profondamente in sé stesso, per verificare il grado di intensità della sua passione letteraria. Ed ecco la frase che sintetizzo in «bisogna attenersi al difficile»: «Se solo indirizziamo la nostra vita secondo quel principio che ci consiglia di attenerci sempre al difficile, quello che ora ci appare ancora la cosa più estranea ci diventerà la più fida e fedele». Ok, bene così. Rilke deve essersi accorto che la passione letteraria del «caro signor Kappus» non era così divorante, per cui saggiamente aggiungeva: «È bene per voi sfociare anzi tutto in una professione che vi renda indipendente e vi affidi tutto a voi stesso in ogni senso. Attendete paziente se la vostra intima vita si senta limitata dalla forma di questa professione. Ma la vostra solitudine vi sarà sostegno e patria anche in mezzo a circostanze molto estranee, e dal suo seno troverete tutti i vostri cammini». Kappus (1883-1966) deve aver seguito il consiglio perché scelse di entrare nell'accademia militare austriaca, pur pubblicando qualche poesia e qualche racconto che non sono entrati nel canone letterario del '900. Del resto, anche i grandi hanno sempre optato per «il secondo mestiere» (Montale:) Quasimodo lavorò nel Genio civile di Reggio Calabria, poi di Imperia, di Cagliari, di Sondrio, finché nel 1941 ebbe la cattedra di Letteratura italiana nel Conservatorio di musica di Milano; Carlo Emilio Gadda si sistemò in Rai; Giorgio Caproni fu maestro elementare; Carlo Betocchi geometra edilizio. E tutti ricordano l'impegno di Ezra Pound per liberare T. S. Eliot dal lavoro bancario. Le Lettere di Rilke «a una giovane signora», vertono su argomenti letterari e sono un po' inamidate, ma contengono una mirabile perorazione per Tolstoj: «La sua [di Tolstoj] enorme esperienza della natura (non so forse di altro uomo così appassionatamene calato nella natura) lo metteva mirabilmente in grado di pensare e scrivere dal centro del Tutto, da un senso della vita così impregnato della morte divisa in parti sottilissime, che sembrava contenuta dovunque, quasi droga specifica nel forte sapore della vita». Chi potrebbe dir meglio? Su Dio, e qui concludiamo, il poeta esorta «a prendere in mano le cose terrestri giustamente, pieni di cordiale amore, di meraviglia, come cose, passeggere, uniche».
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