venerdì 10 giugno 2022
La morte recente di Joseph Zoderer (scrittore italiano di lingua tedesca, nato nel 1935 e vissuto tra Nord e Sud Tirolo e molto legato ovviamente a Vienna), è stata ricordata sui giornali quasi sempre in modo veloce e superficiale. Io l'ho saputo da una mail circolare di Marco Boato, che era suo amico, e se ho potuto conoscerlo direttamente per poche ore lo devo ad Alex Langer, che fu mio amico anche perché pubblicammo su “Linea d'ombra” un giovane poeta delle sue parti, morto precocemente e che gli era caro, e di cui non riesco ahimè a ricordare il nome e perché apprezzavo i film di montagna di Luis Trenker, da lui venerato, e che pochi ricordavano. Tra questi il friulano Pasolini, che sceneggiò un (brutto) film per lui... Pubblicammo anche Zoderer, quando lo si scoperse grazie a un suo romanzo edito da Mondadori, per alcuni il suo migliore, che si chiamava L'italiana, e che raccontava le difficoltà del bilinguismo e della doppia appartenenza. È stata ben controversa la storia dell'Alto Adige o Sud Tirolo, una terra di confine come tante, lungamente contesa a nord e a sud delle Alpi, ma che è stata anche per questo una terra di grandi passioni che Zoderer ha saputo raccontare meglio di ogni altro, con la grande cultura viennese alle spalle. Dei suoi molti romanzi – editi da Einaudi, da Bompiani, da Zandonai – ricordo Il dolore di cambiare pelle, I colori della crudeltà, La felicità di lavarsi le mani, La notte della grande tartaruga... Confesso di confonderli, e di non averli letti proprio tutti, ma Zoderer, anche per l'amore che ho portato a Langer, mi è servito molto a capire e ad amare una parte d'Europa che non tanti studiosi italiani hanno considerato quanto meritasse. Una parte d'Europa tra due culture ma in un solo ambiente, dove le contraddizioni sono state soprattutto politiche e decise a Roma o a Berlino e a Vienna molto più che sul luogo, dove una convivenza è stata sempre possibile. E sapere due lingue è un bel vantaggio, al posto di saperne una sola... Alex Langer lo capì meglio di tutti, e morì anche dell'angoscia di fronte ai violentissimi “scontri di cultura” e di interessi politici lungo i Balcani e l'Adriatico, lui che, come Zoderer, sapeva bene le difficoltà ma anche la bellezza dei confronti, degli incontri, dei ponti, delle mescolanze.
(su www.avvenire.it/agora è disponibile l'ultima intervista a Joseph Zoderer)
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