"La scelta", Lerner dà voce ai partigiani
mercoledì 6 maggio 2020
Nel vedere La scelta – I partigiani raccontano (tutti i giorni alle 20,20 su Rai 3) ti prende lo sconforto. Non certo per il programma di Gad Lerner e Laura Gnocchi (scritto con Liviana Traversi e la regia di Anna Tinti), ci mancherebbe altro, ma per il pensiero ai tanti anziani che abbiamo perso e stiamo perdendo a causa della pandemia. Quanta memoria storica e quanta saggezza se ne vanno con i nostri vecchi, che è bello chiamare così in un mondo assurdamente giovanilista che vorrebbe negare o se non altro nascondere la vecchiaia. Almeno in questo, il malefico virus ci ha fatto riscoprire che i vecchi esistono e che oggi sentiamo forte la mancanza di coloro che se ne sono andati spesso in solitudine e senza un funerale. A volte i vecchi sono anche belli. Molti di quelli intervistati da Lerner lo sono. Fanno parte di alcune centinaia di uomini e donne che giovanissimi, tra il 1943 e il 1945, si ritrovarono nel mezzo di una guerra drammatica dovendo fare la scelta più difficile, quella di combattere per la libertà, rinunciando a tutto e mettendo a rischio la propria vita. Alcuni di loro, oggi anche ultranovantenni, entrarono allora in clandestinità, altri divennero staffette o fornirono supporto ai partigiani armati. Ma il rischio della retorica, anche per la Resistenza, è sempre dietro l’angolo. A non farlo correre al programma di Rai 3 ci pensano gli stessi vecchi, con il loro racconto e con una grinta che sembra quella di una volta. È il caso, ad esempio, di Lidia Menapace, 96 anni, all’epoca studentessa della Cattolica a Milano, che si arruolò nella Resistenza in Piemonte con l’incarico di trasportare esplosivo per distruggere le infrastrutture nemiche, ma rifiutando la dotazione di un’arma da fuoco per non colpire le persone. Però, a suo giudizio, peraltro condiviso dagli storici, senza le donne non ci sarebbe stata la Resistenza. Eppure si impedì loro di partecipare alle sfilate nel giorno della Liberazione. E alla chiosa di Lerner che questo fu dovuto ad alcuni dirigenti politici di allora, la Menapace ribatte che fu Togliatti stesso, «mica un ragazzino che passava di lì per caso». Il leader comunista sosteneva che «il popolo non avrebbe capito», ma Lidia, manco a dirlo, sfilò lo stesso.
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