sabato 23 febbraio 2019

Mentre l’Italia sembra prigioniera del demone del "presentismo", la Germania progetta il futuro del suo asset più pregiato, l’industria manifatturiera. Per garantirsi nei prossimi anni una leadership ancora più forte in Europa, per competere con Cina e Stati Uniti, per difendere il suo primato mondiale nel surplus commerciale (nonostante i trattati europei, in questa parte mai applicati, non lo consentano). Obiettivi messi nero su bianco, con teutonica precisione, in un prezioso documento del Ministro dell’Economia Altmaier dal titolo «Strategia 2030 per l’industria nazionale» (Nationale Industriestrategie 2030). Un documento che dovrebbe essere letto con grande attenzione dal nostro Governo. Il piano tedesco è una risposta alla sfida mondiale lanciata dalla Cina nelle tecnologie chiave del futuro, in primo luogo l’intelligenza artificiale, e alle politiche di re-industrializzazione degli Stati Uniti di Trump. In un palcoscenico sul quale l’Europa gioca oggi un ruolo da attore non protagonista: nessuna impresa europea compare tra le prime venti società tecnologiche mondiali, contro le undici americane e le nove cinesi. La risposta alla duplice minaccia è - secondo Altmaier - il rafforzamento del peso dell’industria tedesca in settori strategici quali (tra gli altri) l’aerospazio, la difesa, l’automotive, la chimica, la siderurgia, le tecnologie ecologiche e l’intelligenza artificiale. Da perseguire investendo (da parte dello Stato) a sostegno dell’innovazione tecnologica, riportando in Germania il controllo di tutti gli anelli della catena del valore, difendendo ogni posto di lavoro nei settori industriali, costruendo un maggior numero di campioni nazionali e rafforzando le medie aziende più specializzate. A sorpresa, il Ministro dell’Economia tedesco propone un menù industriale che prevede la possibilità dell’intervento diretto dello Stato «perché non esiste alcun Paese che basi il suo successo esclusivamente e senza eccezioni sulle forze di mercato». Lo strumento è la creazione di un fondo pubblico di investimenti che possa rilevare temporaneamente quote di capitale di imprese tedesche di carattere strategico, per evitare che siano acquisite da soggetti esteri. Questo "patriottismo industriale" ed economico dovrebbe essere la strada obbligata anche per il secondo Paese manifatturiero europeo. Mutuando gran parte della strategia tedesca: i due punti d’attacco fondamentali del Governo Merkel – la crescita dimensionale e il salto tecnologico – rappresentano infatti le due questioni "vitali" per il futuro del sistema industriale italiano, fondato sulla piccola e media impresa e sull’innovazione di prodotto. È ora di occuparsene.

www.francescodelzio.it @FFDelzio

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: