mercoledì 27 luglio 2022
Un trafiletto di poche righe ha dato la notizia che Mario Draghi, nel giorno delle sue dimissioni, ha pranzato a Roma da "Roberto e Loretta", locale in via Saturnia dove sono bravi nei tonnarelli cacio e pepe. Un'immagine di relax mentre il mare della politica segnava vento forte e previsioni di tempesta.
Ora che i giochi sono aperti, quanto tempo resta per dare agli italiani quell'unità desiderata? Han detto che il Centro, in questo momento, sembra pasta frolla a rischio di frantumazione, mentre la logica del far di conto fa pensare che solo due poli, uniti al loro interno su qualcosa, benché contrapposti, possano gareggiare. Uno sta in un centrodestra che si sta organizzando, l'altro nel centrosinistra dove vibra l'ambizione di un invito al voto per Draghi premier, quasi come un referendum. Non so quanto appassionino i sommovimenti interni ai partiti e le defezioni: personalmente poco, al netto del mestiere di cronista; ma una cosa, per educazione ricevuta, mi ha sempre conquistato: la ricerca dell'unità dentro le cose della vita.
Sulla rivista Tracce ho letto un passaggio di don Giussani a tavola: «Ma come potrei dire "che bontà" se non esistesse una Bontà all'origine? Ecco, per far sì che aderiamo a Lui, il Signore ci ha dotato di una caratteristica fondamentale, il gusto e il piacere». La stessa cosa diceva Hildegarda di Bingen, mille anni prima, affermando quell'unità che era un modo di pensare, unendo la terra e il cielo non come ispirazione, ma sull'esperienza. Persino uno psicoanalista come Massimo Recalcati, ieri sul Corriere della Sera, ha trovato quella che sembrava un'impossibile unità tra fede e psicanalisi, commentando il libro di Nicolò Terminio, che nel titolo recita "Preghiera e testimonianza tra cristianesimo e psicoanalisi". E si parla della dimensione del silenzio, come uno spazio apparentemente vuoto che permette di far entrare l'Altro.
Una dimensione della vita che mi confidò un pomeriggio ad Orta madre Anna Maria Canopi e che resta una strada. Ma ci vuole silenzio anche solo per ascoltare, per esempio un Paese che vorrebbe poter rinascere sul gusto per l'unità. L'appello alla politica balneare allora è di ripassare bene la matematica, anche alla luce delle ultime consultazioni, ma soprattutto di lavorare perché l'eredità di una prova di governo di unità nazionale non sia quella di un Paese lacerato, in balia di promesse fantasiose (la matematica dovrebbe aiutare a capire cosa sia possibile e cosa no), ma qualcosa all'altezza della dignità della nostra Italia. Chi ancora ha quel certo modo di pensare? Ovvero la ricerca, sempre, dell'unità.
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