sabato 30 novembre 2013
Gli strumenti retorici e i generi letterari vanno bene: niente da eccepire contro la satira politica. Ma è diverso se il suo linguaggio diviene quello del Parlamento; o quello di chi è leader e speaker di forze parlamentari: e dopo, se gli si dice che esagera, che deforma sistematicamente la realtà, risponde: è il mio modo di parlare, sono provocazioni. Provocazioni come? Si tratta invece di un'ambiguità nociva in tempi che esigono assunzioni di responsabilità; e non permettono a nessuno di fare il matto per non pagare il dazio, quando compiace nel peggio la pancia della gente. Dalla curva Sud qualcuno può pure urlare battute divertenti; ma se scende in campo a giocare deve osservare le regole del gioco. Le mistificazioni linguistiche incidono sulle realtà rappresentate: la mistificazione della comunicazione politica nuoce non poco alla politica. E - per la sua tendenza a estendersi alla vita di tutti - non solo alla politica. L'alibi della provocazione non rimane pertinenza esclusiva dei profeti populisti: è diventato merce di scambio quotidiano. Chiunque si sente in diritto di offendere gli altri con le peggiori contumelie, cavandosela poi col solito: provocavo. I crescenti deterioramenti del linguaggio fanno paura proprio perché esprimono e incentivano il deterioramento della vita.
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