sabato 23 settembre 2017
La fantasia è la ricchezza più grande di cui possiamo disporre senza chiedere permesso a nessuno. Questo potrebbero avere pensato alcuni studenti a Mosca quando hanno scalato i tetti di edifici moscoviti decadenti, non usando alcuna protezione. La ragione? Forse solo quel senso di libertà che accompagna sempre qualcosa di nuovo, di inusuale quando si è giovani e si affronta il senso del pericolo, come una iniziativa di uomini liberi autori del proprio pensiero.
Abbiamo visto nelle dittature del passato e immaginiamo anche in quelle dei paesi dove la libertà di azione e di pensiero vengono cancellati, come il senso del diritto riesca a sopravvivere attraverso forme inconsuete e temporaneamente silenziose. La prepotenza dai governi non parlamentari può sigillare la voce di chi protesta per una o due generazioni, ma non per sempre. La forza del pensiero libero è come quella delle radici dai pini marittimi che si allungano finché trovano il nutrimento necessario alla loro chioma anche quando rimane lontana al nostro sguardo.
Per la libertà abbiamo combattuto guerre, sofferto persecuzioni, gridato all'ingiustizia eppure sembra non sia ancora raggiunta quella maturità di pensiero che dopo una rivoluzione perde in poco tempo la sua forza perché deboli sono sempre state le sue radici. Quanti popoli dell'Africa dopo aver ucciso i propri dittatori hanno raggiunto una vera democrazia? Come hanno mantenuto quella pace promessa che ha voluto il sacrificio di tanti morti?
L'educazione di un popolo alle leggi della libertà non si raggiunge in poco tempo e intanto la gente fugge e muore nei deserti, nella lunga stagione della fame, nel dolore e nella sofferenza del cammino di una vita senza speranza. Nessuno può fingere di non vedere il risultato di piccole e grandi guerre sulle quali noi stessi popoli europei guadagniamo vendendo loro le armi nel silenzio della stampa e dell'informazione. L'egoismo umano è tale che siamo disposti a guadagnare sulla morte senza rimorso, senza parlarne mai. Sarebbe interessante poter dire che la terra risponde per noi alla ingiustizia, alla cattiveria dell'umanità distruggendo le nostre città con i terremoti, le nostre campagne con le alluvioni, il nostro cibo tagliandoci l'acqua per innaffiare le coltivazioni. Ma non possiamo attribuire alla nostra madre terra dei sentimenti che spetterebbero a noi che abbiamo dimenticato la carità, l'amore, la pazienza. Noi che abbiamo lasciato che i nostri figli trovino interesse a camminare sui tetti invece di andare incontro alla povertà della vita, al coraggio del pensiero, alla forza dell'azione anche con il sacrificio personale.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: