sabato 13 marzo 2021
Mi è venuto fra le mani, dal disordine della libreria in soggiorno, un libro fotografico su Milano dopo le bombe. L'ho aperto, e ho dovuto sedermi per continuare. Non che non sapessi, o non mi avessero raccontato. E tuttavia, che schiaffo.
In corso Vittorio Emanuele mucchi di macerie fumanti. L'Università Cattolica devastata, l'Ospedale Maggiore distrutto. I senzatetto in lacrime fra le rovine, o, sfiniti, a spingere su un carretto le poche cose salvate. E, terribile, la scuola elementare di Gorla, sventrata. Venerdì 20 ottobre 1944, le 11, l'allarme. Scesero le scale di corsa gli alunni - spingendosi, forse ancora ridendo? - ma era tardi. 191 bambini, oltre a maestre e bidelli. Ai funerali, in Duomo, si vede la gente di Milano che piange.
Richiudo il libro. I 100 mila morti di Covid in Italia sono una strage. Ma noi oggi, se non i più anziani - e proprio molti di loro se ne stanno andando - non abbiamo più memoria diretta. Possiamo leggere di bombe e di caduti, di rappresaglie, di ebrei deportati, di foibe. Ma noi, non abbiamo visto.
Già negli anni 50 dell'altro secolo l'Italia rinasceva: il boom economico, e un milione di nati all'anno. Se questo Paese è risorto così dalla guerra, non si riprenderà dal Covid? Crisi, disoccupazione alle stelle, vero, ma case scuole e ospedali sono in piedi, e i treni vanno. Ci manca la memoria di chi c'era, nel '45: coraggio, ci direbbero, non c'è da disperare.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI