sabato 24 settembre 2011
Una macchia rossa nell'angolo inondava con le note dei lucidi ottoni la piccola piazza pulita. La gente silenziosa ascoltava la musica che i suoi giovani figli, con le giubbe rosse, gettavano nell'aria con sicura armonia. Il sindaco, le personalità locali il maresciallo dei carabinieri, gli alpini e infine tutto il paese prendeva parte a questo giorno di ricordi e di festa dove studiosi e amici si erano messi assieme per ricordare la vita le opere di Alcide De Gasperi. Era festa anche per me che avevo le braccia piene di fiori e non sapevo come tenere in mano la pergamena che il comune di Calavino mi aveva donato conferendomi la cittadinanza onoraria. Non è per me, padre mio, tutto questo, ma per quello che il tuo esempio e il racconto della tua vita suscita nell'animo di questa gente che ti vorrebbe ancora qui, dicevo tra me e guardavo il profilo delle montagne appena velate di nebbia. Allora mi parve di sentire la sua voce dirmi piano, quasi in un respiro: grazie. La coscienza di ciò che si è perduto e i ricordi ingigantiti dalla fantasia, gettati contro la durezza della realtà di oggi, a volte giocano queste illusioni. Questa è la Valle dei sette Laghi, uno differente dall'altro per il diverso disegno delle sponde, o per la cupa profondità delle acque o per un abbraccio di cielo regalato a chi si ferma a lasciarvi uno sguardo. Uno di questi è il lago di Castel Toblino dove, come ho già raccontato, si faceva accompagnare in barca dal giovane Alcide, il grande vescovo Endici. Il ragazzo remava lento per ascoltare quelle lezioni di vita che gli venivano offerte con la leggerezza di una pioggia sottile, ma carica di esempi e di fatti reali che sembravano attendere il futuro impegno della sua storia politica. Oggi in questo paese è per il lavoro e la buona volontà del Circolo dei pensionati e del suo attivo presidente che si è riusciti a rendere interessante, per le testimonianze di chi ha parlato, il tema di «De Gasperi e il suo Trentino». Una piacevole sala con le pareti bianche dove appaiono foto ricordo, vedute di gite in montagna, è il ritrovo di chi ha lavorato tutta la vita ed ora ama ancora leggere, migliorare la propria cultura con viaggi organizzati, apprendere temi che da giovane il lavoro non gli aveva permesso di coltivare. Si parla, ci si incontra, ci si aiuta mentre si beve un bicchiere del vino locale. Mi viene passato un foglio dove a proposito del vino è scritto «...Tutti pensano che sia un prodotto. Non è così, il vino è un sogno, un desiderio, una speranza, una gioia, un modo di sentirsi meglio con se stessi o di entrare in comunicazione con gli altri... il vino è fatto della stessa pasta delle stelle, del sole, della pianta, del cuore e dei sentimenti di chi lo ha prodotto. Nel vino c'è la memoria di tutto
questo... è un Bing Bang che scoppia ad ogni vendemmia». Fuori di qui la vendemmia è già stata fatta. Le viti ormai spoglie e impoverite della loro ricchezza aspettano di essere ritagliate per un nuovo anno. Nel grande teatro parrocchiale l'orchestra di fisarmoniche accompagna un'altra notte che cancella monti, strade e case poco illuminate e ci rende tutti uguali con gli stessi pensieri, i medesimi problemi, gli identici ricordi.
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