sabato 24 gennaio 2015
Il 17 gennaio 2015 don Massimo S.E. il nostro vescovo, è venuto a benedire stalle e cavalli che segnano il ritorno a casa, ad una storia di cui sono parte indispensabile ma non sufficiente. Senza Marcello e Cinzia, poi senza Giovanna, nemmeno nella materialità dei giorni presenti.La benedizione è atto sacerdotale, actio divina, s'avvale d'acqua e sale aspersi con tre ramoscelli di ulivo, elementi vitali. L'acqua è quella che beviamo, il sale è di cucina, l'ulivo è simbolo di vita pacifica. Parola e silenzio, simboli e gesti, l'intero cosmo ne è coinvolto. È liturgia, in lei verità e bellezza sono inscindibili; la cura degli oggetti, dei paramenti, della enunciazione, sono forma e sostanza e mai mi è stato concesso un tale livello di comprensione partecipata. La liturgia sovverte l'ordine cronologico e ricompone attimi di eternità a cui presenziano, uniti nella preghiera dei viventi, morti e nascituri. Gli animali? Mi attengo al pensiero cattolico ma col sorriso: sono vicini all'uomo, possono dimenticarlo i teologi, non gli animali, non coloro cui sono affidati.Il crollo della liturgia, la sua banalizzazione, è proporzionale all'indurirsi del cuore, al velarsi dello sguardo e all'ovattarsi dei sensi, all'opacizzarsi della sostanza cerebrale degli uomini.
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