giovedì 9 dicembre 2021
Dove mettere la notizia di Patrick Zaki, finalmente libero? È uno di quei casi in cui le valutazioni dei quotidiani - tutt'altro che "tutti uguali", come alcuni amano sostenere - divergono, e di molto (le prossime citazioni sono dei giornali di ieri, 8/12). Vale l'apertura di prima pagina per "Corriere" («Ora Zaki può tornare in libertà») e "Repubblica" («Zaki sarà libero»). Semplici strilli, dislocati in aree periferiche delle prime pagine, per "Stampa", "Messaggero", "Quotidiano nazionale" ("Giorno", "Nazione" e "Carlino") e "Fatto". Nulla in prima per "Giornale" e "Libero". Anche sui meriti della liberazione vanno annotate sfumature non irrilevanti. Il ruolo positivo di Draghi è riconosciuto da tutti. Marco Galluzzo ("Corriere") scrive dei suoi «contatti diretti con il presidente egiziano Al-Sisi, alcuni di questi tenuti riservati». Lo stesso ministro degli Esteri Di Maio, negli ultimi tre mesi, avrebbe avuto almeno tre incontri con il suo omologo egiziano. Ma Vincenzo Nigro ("Repubblica") ritiene decisivo l'«aiuto segreto degli Usa» e aggiunge: «Il vero negoziatore politico che ha affiancato il governo è stato Piero Fassino, presidente della Commissione Esteri della Camera». Emma Bonino, intervistata da Francesca Paci ("Stampa"), sottolinea: «Le pressioni internazionali e la diplomazia a volte funzionano». Alla domanda: «Perché proprio ora?», risponde laconica: «La testa del regime è inaccessibile». Luigi Manconi ("Repubblica"), sotto il titolo: «Chi ha liberato Zaki», pone l'accento sul ruolo dei «giovani europei», sulle loro pressioni, sull'aver fatto di Zaki «uno di loro»; e sull'importanza di continuare a vigilare, perché «da quel feroce sistema di potere, è lecito attendersi qualunque inganno».
La giornata registra anche due curiosi infortuni: sul "Corriere", Di Maio diventa «Di Mario»; e il "Fatto" ricorda come Zaki appartenga alla «minoranza cristiana coopta». Ne sorridiamo con comprensione, anche perché domani potrebbe toccare a noi.
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