sabato 8 luglio 2017
Chissà perché l'Artista veniva sempre per ultimo. Non valeva meno dei suoi amici, di Enzo, di Gino, di Umberto, di Sergio, di Luigi: e però l'Artista è stato l'ultimo, a poter debuttare, e il primo a venire emarginato da media e cosiddetti intellettuali. Non c'è niente da fare, siamo un mondo che va di fretta e troppo in fretta giudica. Lui, l'Artista, l'aveva persino cantato: nel suo primo album faticosamente conquistato dopo anni di gavetta. Si intitola Al cabaret, quel disco, e la canzone si chiama La fretta. Pare scritta oggi. «Ci svuota e ci consuma, ci ha lacerato il fegato, la fretta… Ci morde, ci riduce all'ombra delle cose che siamo… Non ci saran più soli, stelle, amori, non ci sarà più niente: perché abbiamo troppa fretta! Fretta di pensare, fretta di parlare, fretta di tentare… Fretta di sbagliare… Lo so, sarebbe bello potersi amare un poco senza fretta… Fermarsi a contemplare le cose della vita senza fretta…E invece siamo qui, conciati come lupi, degli esseri affamati eppure già battuti… Fretta di morire come siamo nati, come siam cresciuti, come siam vissuti… Abbiamo troppa fretta!» Eh, l'Artista aveva capito tutto, di questo mondo: perché la canzone non è mica di oggi e neanche di ieri,. Sapete? Era il 1965, quando l'Artista la incise su long playing: proprio lui, Bruno Lauzi.
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