sabato 26 marzo 2022
Se la vittoria fa zampillare le metafore ardite, scatenando la creatività dei cronisti, la sconfitta spegne, inaridisce, azzera. Al massimo, qualche scontato gioco di parole tra Macedonia e frutta. Siamo nello stesso tempo campioni in Europa e zimbelli nel mondo, impresa che solo all'Italia umorale poteva riuscire. (Le prossime citazioni sono tutte di ieri, 25/3). L'impero della metafora ardita e dell'enfasi sfrenata, la “Gazzetta dello sport”, indietreggia ben oltre alla linea del Piave, fino a titoli didascalici, poveri, spenti: «Fuori dal mondo» e «Un altro anno zero». Diciamolo liscio e senza fronzoli, sembrano essersi messi d'accordo tra redazioni: «Fuori dal Mondiale» (“Messaggero”) e «Fuori dai mondiali» (“Corriere”). Ci si divide appena sulla grafia di un monosillabo non autoctono: «Italia choc: si resta a casa» (“Corriere”) e «Azzurri shock» (“Repubblica”). Poi è una sequela di disastri, fantasmi e tenebre. I tentativi di creare metafore si arresta prima del dessert: «Italia alla frutta» (“Stampa”) e «Questa Italia è alla frutta» (“Quotidiano nazionale”), tra l'altro senza zucchero: «Una Macedonia amara» (“Giornale”). Saranno coincidenze, ma tra le righe emergono riferimenti a film e libri. «Tutti a casa» (“Repubblica”) evoca Luigi Comencini e Alberto Sordi, con il loro omonimo film drammatico del 1960; «Le tenebre azzurre dall'Europeo al nulla» sembra richiamare il romanzo di Giovanni Arpino Azzurro tenebra (1977), con il racconto del disastroso Mondiale del 1974. Mesti i commenti. Mario Sconcerti (“Corriere”): «Non è stato il tecnico a essere sbagliato, è l'intero nostro calcio a non reggere più, a fare troppa fatica». Paolo Condò (“Repubblica”): «Due mondiali mancati consecutivamente equivalgono a una fusione del nocciolo dalla quale il nostro calcio faticherà molto a rialzarsi». Fabrizio Roncone (“Corriere”): «Che botta. Eccoci nel pozzo nero del calcio». Gigi Garanzini (“Giornale”): «L'Italia ha ballato una sola estate». Amen.
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