venerdì 16 novembre 2012
Eva bene, assecondiamo per un attimo le celebrazioni per il gol di Ibrahimovic all'Inghilterra, definito “il più bello del mondo” da una miriade di osservatori che in vita loro - evidentemente - ne hanno osservati pochi. Capisco gli inglesi che evitano accuratamente di indicare il capolavoro di Maradona ai Mondiali dell'Ottantasei quando, per farsi perdonare la “mano de Dio's”, realizzò proprio contro l'Inghilterra una rete non flash ma elaborata, da manuale, da studio, da celebrazione, il più grande spot di tutti i tempi. Tanti altri ne ho visti, di gol “mostruosi”, anche di firme modeste, ma per entrare nel tema d'oggi - la Giovane Italia di Prandelli - mi servo di un'antica immagine che evidenziò contemporaneamente il grande difensore e il bravo goleador che alla fine ebbe la meglio. Era il 4 dicembre 1966, Bologna-Inter, ed Ezio Pascutti, volando verso la porta nerazzurra a sessanta centimetri da terra praticamente coperto da Tarcisio Burgnich, riuscì a vincere il duello volante e a segnare. Anni dopo, Burgnich ebbe a dire: «Avevo capito che il cross sarebbe piovuto dalle nostre parti e, siccome Ezio lo conosco bene, mi sono buttato in tuffo prima di lui, per anticiparlo. Sono in volo e intravvedo un fulmine che mi sfreccia... sotto, sento lo splash della pelata di Ezio che incoccia il cuoio del pallone, gol. Ero scattato per primo, sono arrivato secondo». La storia del calcio li ha uniti in un applauso. Un gol-parabola da sottoporre all'attenzione di Prandelli perché, pur nel poco tempo che ha a disposizione, possa dedicarsi - dopo le amorose cure profuse per educare i vari Balotelli, El Shaarawy, Destro, Giovinco e altri goleador frutti di una stagione felice per gli attaccanti - alla cura dei difensori, numerosi ma incompleti, se si escludono il pur logoro Chiellini e l'ottimo Barzagli, vero rappresentante della Scuola Italiana, dotato di intelligenza tattica, visione di gioco, sicurezza, forza fisica, spinta agonistica: un insieme di Burgnich e Guarneri; e non a caso la sua Juve è la squadra meno perforata. Si dice che le amichevoli sono partite date allo spettacolo, e dunque s'intende all'attacco, ma questa è una bufala: è spettacolosa anche una grande difesa. Che non abbiamo. Festeggiata la bella rete del “Faraone” non c'è stato tempo per gioire e i francesi con Valbuena ci avevano già uccellato. Nei minuti successivi, sempre preoccupati di pareggiare o vincere, ci siamo esposti a un'altra incursione avversaria con bel gol finale di Gomis, realizzato con un umiliante contropiede. Si son letti commenti soddisfatti in buona parte inspiegabili; la Francia è un bel po' avanti a noi, come orchestra e solisti; temo che di questo passo - soprattutto se rinunceremo all'esperienza di De Rossi e Cassano - non perderemo soltanto le amichevoli, quattro, come precisano le cronache. Per me a Parma abbiamo perso in verità la quinta: aggiungerei infatti al pacchetto la finale degli Europei con la Spagna, giocata tatticamente - senza un felice connubio di difesa e centrocampo - per far felici gli avversari. Abbiamo un bel gruppo di giovani azzurri, ho detto a Prandelli che mi sembra di rivivere i tempi della Under 21 di Vicini del Novanta. Mi ricordo ancora di Vialli, di Mancini, Donadoni, Giannini ma anche del Ferri d'acciaio e dei grandissimi Beppe Bergomi, Paolo Maldini e Carlo Ancelotti. Ci mancano, ah se ci mancano.
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