venerdì 30 giugno 2006
Fra gli animali non avviene mai che la creatura nata per essere una colomba si tramuti in falco, ciò che invece sciaguratamente si verifica nel genere umano. Talora, leggendo nelle cronache le descrizioni di certi delitti così efferati da provocare un ribrezzo istintivo, può venire questo pensiero: ma questo criminale è pur stato un bambino, avrà mostrato anche lui un visino fragile e innocente, nella sua esistenza avrà provato almeno una volta un fremito di tenerezza e di umanità" Eppure rimane vera la frase oggi proposta, che è del famoso scrittore francese Victor Hugo (1802-1889). Che ci siano in natura colombe e falchi, gatti e leopardi, colibrì e serpenti fa parte della varietà del creato e della complessità dell'evoluzione, dell'adattamento all'ambiente, dei limiti stessi della natura che non è perfetta, eterna, infinita come il suo Creatore. Ogni animale sta nella sua specie e nel suo comportamento; l'uomo, col dono grandioso e terribile della libertà, può invece travalicare quei confini e trasformarsi in bestia feroce, in mostro, in demonio. Anzi, se c'è qualche animale che sembra prevaricare dalla sua natura, lo si deve ancora all'uomo che riesce a deformarlo: pensiamo ai pitbull o alle bestie addestrate al combattimento e alle relative scommesse. Ci sono state persone - e la storia del nazismo ce l'ha insegnato - che erano padri teneri, raffinati cultori di musica e arte e che nei lager diventavano belve umane. Anzi, si verificava in loro quello che Shakespeare metteva in bocca a Enrico IV: alla madre che gli faceva notare che anche le bestie provano pietà, egli replicava dicendo di non essere una bestia e quindi di non provare quel sentimento! Stiamo, dunque, attenti a ogni germe di disumanità che s'insinua nell'anima.
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