martedì 31 ottobre 2017
Aocchio, l'unica piazza calcistica d'Italia in cui oggi si lavora pensando davvero al futuro è quella dove d'abitudine si viveva alla giornata, possibilmente polemizzando sulle scelte ragionevoli pretendendo spesso l'impossibile, come se i club fossero gestiti più dalle radio popolari che da staff di esperti: Roma. Solo Capello riuscì a razionalizzare il mondo della Roma, solo Cragnotti riuscì a cancellare la Lazietta portandola alle stelle. Oggi la Roma e la Lazio inseguono insieme non solo il sogno scudetto, per ora privilegio di Juve, Napoli e della Rinascente Inter, ma almeno un posto nella Champions allargata a quattro. E lo fanno con intelligenza: sono i club che, affidatisi a giovani condottieri, non hanno procurato solo bufalotti ma campioni in carica in essere o in divenire: Di Francesco non viene dal cielo ma da Sassuolo, Simone Inzaghi addirittura dai ranghi giovanili. Le squadre inguaiate soprattutto perché poco dotate di talentoni ma appena di éspoir hanno tecnici di belle speranze che meritano sempre applausi televisivi ma il più delle volte perdono: il Verona con Pecchia, il Sassuolo con Bucchi, il Benevento con De Zerbi che prende sassate come Baroni, la Spal con Semplici, tengo fuori il Genoa che ha più chances di salvezza almeno per abitudine a soffrire e il ben noto Crotone perché Nicola è l'unico che sa andare controcorrente e ha già fatto miracoli. Logica vorrebbe che a questi giovani panchinari di belle speranze fossero offerti organici più solidi e, là dove è impossibile spendere, ci si affidasse a navigatori esperti. A Roma – dicevo – hanno scelto bene. Di Francesco fu accolto freddamente fin da quando se ne fece il nome, solo una frangia qualunquista plaudì all'idea di avere in panca uno zemaniano, perdente ma divertente (?). E invece eccolo, il Difra, che fa crescere la Roma a colpi di 1-0 «sporchi», come dice lui, aggiungendo in cuore «il cielo può attendere». E dall'altra parte del Tevere s'è dato l'esempio, amareggiando i finti esperti che volevano El Bielsa, confermando invece l'Inzaghi di casa, costoso quanto piace a Lotito, bravo quanto piace a Tare. Clamoroso all'Olimpico: da Roma giungono messaggi di saggezza. Fino a quando Roma e Lazio potranno abusare della pazienza delle radio?
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