mercoledì 29 gennaio 2020
Il lettore italiano ormai può sapere tutto di Percy Bisshe Shelley attraverso i due Meridiani Mondadori, uno per le Opere poetiche, l'altro per Teatro, prose, lettere, curati da Francesco Rognoni con magnifica conoscenza filologica comparatistica e amore per un autore vivo quant'altri mai. Dici Shelley (1792-1822) e ti viene subito in mente l'Ode al vento occidentale, il più bel titolo della letteratura non solo inglese, godibile anche nella traduzione, un po' datata ma con tutte le rime giuste nelle terzine, di Roberto Ascoli, accolta nell'"Orfeo. Il tesoro della lirica universale", che Vincenzo Errante curò per Sansoni nel 1949, sempre disponibile per un primo approccio con poeti di ogni tempo e di ogni Paese. Di Shelley, Franco Venturi ha curato e tradotto con testo inglese a fronte il saggio Difesa della poesia (La vita felice, pp. 124, euro 9,50), con una trentina di note davvero pertinenti. La Difesa fu pubblicata postuma, nel 1840, perché Shelley l'aveva pensata come "Lettera al direttore" in risposta al saggio Le quattro età della poesia dell'amico Thomas Love Peacock che sanciva l'inutilità della poesia e delle arti, soppiantate dalla razionalità della scienza. Shelley si appassionò talmente alla confutazione che la "Lettera" diventò un vero e proprio saggio, troppo lungo per i giornali, e senza il tono ironico di Peacock. Il quale lamentò che nell'edizione postuma della Difesa, a cura di Mary Shelley, moglie del poeta, non sia stata fatta menzione dell'origine del saggio: lo definì «un attacco senza difesa». Avendo imparato da Pound che il miglior atto critico è l'antologia, trascrivo tre frasi di Shelley per dare un'idea del livello della Difesa. «Ragione è l'enumerazione di quantità già note; l'immaginazione è la percezione del valore di quelle quantità, sia separatamente, sia nel complesso. La ragione concerne le differenze, l'immaginazione la somiglianza delle cose. La ragione sta all'immaginazione come lo strumento all'utilizzatore, come il corpo allo spirito, come l'ombra alla sostanza». «C'è questa differenza tra una narrazione e una poesia: che la narrazione è un catalogo di fatti staccati, che non hanno altra connessione se non quella del tempo, del luogo, della circostanza, della causa e dell'effetto; l'altra è la creazione di azioni secondo le forme immutabili della natura umana, come esistono nella mente del Creatore, che è essa stessa, lo specchio di tutte le altre menti». «Coloro nei quali la facoltà poetica, benché grande, è meno intensa, come Euripide, Lucano, Tasso, Spenser, hanno frequentemente ostentato uno scopo morale, e il risultato della loro poesia ne è diminuito in esatta proporzione al grado nel quale essi ci costringono ad accorgerci di questo proposito». Com'è noto, Shelley perì, con due compagni, nel naufragio della sua nuova barca. Era l'8 luglio 1822. Il corpo di Shelley fu cremato sulla stessa spiaggia del ritrovamento. Lord Byron presiedette la cerimonia. Nelle ceneri della pira affiorò il cuore del poeta, quasi intatto. Quel cuore, letterariamente, pulsa ancora.
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